“L’apparenza inganna”. Frase fatta, è vero, ma a volte le frasi fatte aiutano a comprendere meglio le situazioni. Anzi, rincariamo la dose: “mai dare nulla per scontato”. E questa è una di quelle storie in cui davvero non si può dare nulla per scontato. Ma per raccontarla dobbiamo riavvolgere il nastro e tornare indietro almeno di un anno. Precisamente ai rimasugli dell’era Benitez e un rush finale in cui dare il massimo prima dell’addio ormai annunciato. Ci sarebbero state le sconfitte più atroci, le delusioni maggiori, la conferenza stampa congiunta di Rafa e De Laurentiis prima della notte del 31 maggio. Un passato in cui risulta difficile persino affondare la memoria.
Nelle aspettative dei tifosi e degli addetti ai lavori l’addio del guru spagnolo avrebbe provocato una diaspora dei suoi fedelissimi. Su tutti Callejòn e Albiol. Atletico Madrid, Chelsea, Valencia: pretendenti deluse. Probabile, però, che se non fosse arrivato un signore in tuta dalla Maremma i due spagnoli avrebbero davvero salutato il golfo per rimpatriare. Il loro addio sembrava davvero una formalità in una marea di macerie da ricostruire. Ma non avevamo detto che l’apparenza inganna e che non bisogna mai dare nulla per scontato? Appunto.
E non è un caso, allora, che Callejòn e Albiol vestano ancora la maglia azzurra, con risultati decisamente sorprendenti. Quei malumori di Calletì sono il passato, le disattenzioni di Raul appartengono a un retaggio ormai superato. Grazie, ovviamente, a quell’uomo in tuta arrivato dalla Maremma. Sempre lui. Perché se oggi Albiol e Callejòn sono la spina dorsale di questo Napoli il merito è suo. Insostituibili in campionato: l’esterno le ha giocate tutte finora, si è sbloccato tardi (a gennaio, mentre in Europa League ne aveva già messi a segno 5) ma è sempre stato indispensabile: un pendolino che corre irriducibilmente per la fascia 90 minuti. A lui si sposa perfettamente il “lathe biosas” (λάθε βιώσας in greco) di Epicuro: Callejòn “vive di nascosto”, lavora di nascosto, lontano dai palcoscenici. La sua presenza è costante ma ignota, c’è ma non si vede. Alla prima opportunità, però, non esita a scagliarsi sulla preda: un avvoltoio.
E poi c’è Albiol: su di lui Sarri ha posto le fondamenta della difesa, quella nuova, compatta e solida, non quella sciagurata dei 70 goal subiti. Onnipresente o quasi, Albiol: ne ha saltata soltanto una, con il Chievo. Aveva steso Kalinic e si era rimediato il quarto giallo. Pazienza, con il Palermo è tornato al suo posto e difficilmente lo lascerà. La sua è una stagione da incorniciare, iniziata tra i dubbi e culminata con le certezze. La più bella: il goal apripista al Matusa di Frosinone.
E ora la giusta ricompensa: il rinnovo di contratto con scadenza nel 2019. Perché anche un addio quasi scontato può trasformarsi in una permanenza a lungo termine. “Tutto può succedere”: è la morale di questa storia.
Vittorio Perrone
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