Il portierone del Napoli Pepe Reina ha rilasciato una lunga intervista sulle pagine dell’edizione odierna de Il Corriere dello Sport, analizzando a 360 gradi la stagione azzurra e ponendo gli obiettivi da raggiungere. Ecco quanto evidenziato da SpazioNapoli.it: “Io un idolo? Non so se sia vero, forse sì, però io sento l’affetto di Napoli e ciò è accaduto dal primo giorno. È stata empatia allo stato puro, immediata.
Higuain è tra i primi cinque attaccanti al Mondo. Non soltanto giocatore straordinario, ma per noi – e per chiunque lo avesse – fondamentale. Il Napoli ha la fortuna di poterselo godere e ce lo godiamo.
Se sento di avere più personalità o maggior talento? Penso sia giusto che su questi argomenti si esprimano gli altri: di certo, credo che non mi manchi il carattere. Ho imparato a giocare coi piedi quando ho lavorato da giovane, al Barcellona, con Frans Hoek, il preparatore da sempre di Van Gaal. Mi ha tracciato la strada, perché intanto il calcio richiedeva anche altro ad un portiere. Io mi rivedevo in Molina, che calciava in maniera divina.
Il portiere migliore di tutti i tempi? C’è un’epoca per ognuno e poi i gusti sono soggettivi. Oggi si può riconoscere il più bravo del momento in Neuer o magari sempre e ancora in Buffon; e però c’è stata un’epoca in cui a tanti piaceva Casillas, ma ne potremmo citare una marea: Cech, ad esempio; o Julio Cesar; o Van der Sar o Zubizarreta. Io li metterei tutti assieme, e c’è persino il rischio che ne abbia dimenticato qualcuno. Zubizarreta è stato il mio punto di riferimento, quando ho scelto di giocare in porta. Io ero tifoso del Barça, perché era impossibile non innamorarsi di quella squadra, del suo calcio, e poi quando ci sono arrivato ne sono rimasto ulteriormente affascinato. La frontiera di un modo di avvicinarsi al football in maniera diversa. A me è così che piace: si vince in tanti modi, ma attraverso il bel gioco dà più soddisfazione.
Penso che chi ci veda giocare, e magari è spettatore neutrale, con noi si diverta tanto.
Le differenze tra noi e la Juventus? Siamo diversi, tutto qua. E c’è a chi sta bene un modo e a chi un altro. Anche sulle teorie, ad esempio su chi gioca meglio, si possono avere pareri discordanti: perché la Juventus non subisce quasi nulla, è difficile farle gol. Però magari noi offriamo uno spettacolo che appaga. Loro sono in vantaggio ed il destino è nelle mani della Juventus, non nelle nostre. Se le vincono tutte, è fatta. Però, per il momento, si può essere soltanto fieri di questo Napoli, che è a tre punti dai campioni d’Italia.
Il gol di Zaza? Magari a caldo, subito dopo, ha pesato parecchio. Erano quindici minuti che la partita era praticamente nostra; a loro stava bene il pareggio, almeno così pareva. Però abbiamo perso…
Il mio tweet che ha fatto arrabbiare i tifosi juventini? Ma io sono sempre stato tifoso delle squadre nelle quali ho giocato: un anno fa esultavo quando il Napoli segnava; oggi lo faccio per il Bayern. Io sono amico dei miei amici, tutto qua.
Con Napoli è scoccata la scintilla in maniera istantanea. Lo è stato per me e per la mia famiglia, qui ci siamo inseriti senza alcun problema. Forse perché sono passionali come noi, non so cosa dirle. So per certo che dal primo giorno chiunque, e dico chiunque, s’è spinto a mostrarmi affetto, a darmi qualcosa. Io adoro Napoli. Non oso immaginare se un giorno all’improvviso dovessimo vincere lo scudetto perché potrebbe succedere di tutto, magari erutta di nuovo il Vesuvio.
Io credo, spero, anzi ne sono quasi certo, che la mia carriera finirà qua, e lo dico anche in presenza dei dati anagrafici. Ma prima che ciò accada, dovrò vincere lo scudetto con questa maglia e per questa gente. Sarebbe il nostro orgoglio, di tutti quelli che sono in questo Napoli, realizzare questa impresa. Provare a fare previsioni è scocciante, si vive alla giornata. Dobbiamo pensare a giocare come sappiamo, poi si vedrà chi sarà stato più bravo.
Se ho deciso quando smettere? Sto benissimo, magari va a finire che starò sempre meglio e dunque non si può azzardare una data. Ma nel momento in cui, prima delle partite, non vedrò le farfalle dinnanzi agli occhi, allora vuol dire che sarà arrivato il momento. Devo sentire che il fisico e soprattutto la testa abbiano i riflessi attuali. Fuori dai pali penso che farò l’allenatore, o il preparatore dei portieri. Ma penso che mi piacerà provare da tecnico.
Sedermi sulla panchina del Napoli? Quella è di Sarri ed io uno come lui me lo tengo qua stretto a lungo.
Benitez? Rafa mi ha insegnato talmente tanto, non solo come allenatore, che avrà sempre la mia gratitudine. E poi mi ha voluto con sé a Liverpool ed a Napoli, mi ha trascinato in queste due esperienze meravigliose. Non è stato solo un rapporto professionale, tra di noi. Persona straordinaria.
Non ho idea a chi somiglierò come allenatore. So che preferisco il bel gioco. Adesso ho ancora la testa da portiere, quella sarà una fase, eventualmente, successiva. Ho ancora parecchio da dare al Napoli, a questo club nel quale ci sto benissimo.
Restare a vivere qui? Può darsi ma non è una condizione semplice. Dipenderà da vari fattori: la Spagna, che ci manca, la famiglia, il lavoro. Poi i ragazzi cresceranno. A casa sono in netta minoranza tra quattro donne e un maschio, Thiago, che mi prende in giro. L’altra sera ha voluto giocare e mi ha detto: io sono Rafael, che dici? Sta crescendo da scugnizzo, ha la cazzimma. Papà è stato contagioso per me. Thiago non so cosa vorrà fare da grande: perché lui adesso impazzisce per el Pipita.
Sono diverso rispetto a dodici anni fa. E adesso ho molte qualità in più”.