Protagonista in Serie A, comparsa nelle Coppe: il Napoli poteva osare di più, soprattutto in Europa

Il campionato si avvia alla sua naturale conclusione. Ancora otto gare, un verdetto non ancora deciso e un sogno da inseguire fino alla fine. La Juventus è lì, a sole tre lunghezze, pronta ad essere aggredita da un Napoli che non molla di un centimetro e che ha nei bianconeri l’unica preda. Il sogno è lì, ad un passo, ma comunque finirà sarà un successo. Questo Napoli ha capito che non arriverà sempre secondo per l’eternità. Ha capito che le avversarie sono forti ed agguerrite, che non si vince nulla facilmente perché chi vede l’azzurro è abituato a non fare mai sconti. Eppure, a così poco dalla fine della stagione, è necessario tirare le somme e fare un bilancio dell’annata azzurra, divisa come ormai prassi su tre fronti: campionato, Coppa Italia ed Europa League. In attesa di un ritorno nell’Europa dei grandi, quella Champions che, sicuramente, ha sentito la mancanza dell’urlo dei sessantamila del San Paolo.

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SERIE A – Eccezionali, superbi, splendidi, stoici: gli aggettivi si perdono tutti. Nel massimo campionato italiano il Napoli si è veramente superato. Nulla da aggiungere: una cavalcata spettacolare che ha visto gli azzurri dominare il campionato dalla quarta giornata in poi: per risultati, per gioco, per tanto altro. La Juventus è in testa, protagonista di una annata pazzesca, aiutata da un tiro deviato a due minuti dalla fine: ci sta, perché il calcio è anche irrazionalità, fortuna. Eppure si trova comunque a più tre, a differenza degli altri anni, dove la concorrenza è stata praticamente nulla. Da Torino un unico segnale: il Napoli incute comunque paura, pressione, preoccupazione. Un passo falso della Vecchia Signora potrebbe lanciare gli azzurri in un autentico Nirvana calcistico. Il resto sono tutti dati noti: record su record stracciati, altri che attendono di essere eguagliati e superati. Probabilmente il miglior campionato in Serie A dell’era De Laurentiis. 

COPPE – Tra Italia ed Europa, il bilancio non può essere positivo del tutto. Certo, il Napoli è ancora lì a giocarsi lo scudetto, mentre con Mazzarri, nell’anno della vittoria in Coppa Italia, si finì fuori dalla Champions e con Benitez si conquistò un terzo posto (con vittoria di un’altra Coppa Italia, nella tragica notte dell’incidente a Ciro Esposito, n.d.r). Poi la gara con l’Athletic Bilbao, inizio di una stagione da dimenticare, chiusasi come tutti sanno. Quest’anno comunque si poteva e si doveva fare di più soprattutto in Europa League, dove c’è in ballo non solo la gloria personale ma anche quella nazionale: il Ranking UEFA è fondamentale. Il diciannove gennaio duemilasedici l’Inter si imponeva al San Paolo, sbattendo fuori il Napoli che, in quell’occasione, non disputò la sua miglior partita, lasciando all’avversario giusto quello spazio necessario per colpire. Il clamore poi fu suscitato dalla querelle Sarri-Mancini, e l’eliminazione è passata in secondo piano. In Europa, invece, dopo un girone passato senza difficoltà, dato anche il valore degli avversari, si è presentato un vecchio rivale: quel Villarreal, ormai avversario storico in campo internazionale, capace di passare il turno al San Paolo grazie al cross di Pina, fatale per Reina e compagni. E così, a febbraio, nel mese di fuoco, testa solo al campionato. Un turn-over che non ha giovato dunque, sia in Coppa Italia sia in Europa League dove la qualificazione è sfumata, in verità, più al Madrigal che al San Paolo, dove gli azzurri hanno poi sottomesso col solito bel gioco gli spagnoli, candidati comunque ad essere grandi protagonisti fino alla fine della competizione. Si doveva osare di più, insomma. 

UNA COPERTA ANCORA TROPPO CORTA? – È probabile: la rosa del Napoli ormai gira intorno a tredici, quattordici giocatori fissi che ruotano ma i titolarissimi sono sempre gli stessi. Un undici di base su cui costruire la squadra e a cui dare un gioco. Ma la rosa corta si è fatta sentire, in alcuni casi. Per capirci, il Napoli non ha i ricambi di una Juventus, capace di perdere un giocatore importante e rimpiazzarlo con uno di pari valore, praticamente. Anche il mercato, in questo senso, dovrà essere, in futuro, ponderato meglio. La linea verde, il puntare sui giovani, è sicuramente una strategia che, alla lunga, risulta essere vincente. Soprattutto se si investe su ragazzi di sicura qualità, come Grassi. Ma, talvolta, un giocatore esperto in determinate situazioni può cambiare gli equilibri e gestire meglio la gara. Ci sta, fa parte della crescita di una squadra e di una società che, in futuro, sicuramente faranno le scelte migliori per superare, al meglio, ogni impegno. Perché questa Serie A è da incorniciare, veramente, e da tramandare ai posteri. Ma l’andamento nelle coppe non si addice ad una squadra del livello del Napoli che, ormai, non è più una promessa ma una realtà. Una stagione più che positiva, quasi perfetta in campo nazionale, che poteva essere ancora più importante. Perché, ormai, il Napoli non può accontentarsi di fare la comparsa e poi uscire di scena così, al primo colpo. 

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