La zampata di Cristiano Giuntoli nella sessione invernale di mercato. Nove milioni sull’unghia per strappare Alberto Grassi all’agguerrita concorrenza e vestirlo d’azzurro. Affondo lungimirante. Le doti del classe ’95, bresciano di nascita ma cresciuto nel vivaio bergamasco, palesi al primo sguardo. Un incanto l’impatto con la prima squadra, responsabilizzato da Edy Reja che sul suo bambino ha puntato ad occhi chiusi.
Tanta legna, senso della posizione a metà campo, innata capacità negli inserimenti. Quattordici presenze per spiccare il volo, il grande salto alle pendici del Vesuvio. Poi la sfortuna, l’infortunio al primo allenamento e lo stop forzato. Recupero lampo, per gettarsi a pieno nella nuova avventura, ma spazio ridotto al lumicino, anzi meno.
Zero presenze in azzurro. E se il dato non stona per l’altro acquisto invernale, Vasco Regini, prelevato in prestito dalla Sampdoria per rappresentare, di fatto, la quarta scelta tra i centrali di difesa, per il talento del vivaio della Dea il discorso è senza dubbio differente. Cinque convocazioni dal momento del rientro in gruppo, due volte persino in tribuna. La condizione fisica nella visione d’insieme di Maurizio Sarri, come giusto, è una priorità imprescindibile. Nulla da eccepire. Così come l’alchimia da creare, allenamento dopo allenamento, con compagni e sistema di gioco. I numeri, comunque, non mentono mai. E se l’investimento sul talento di scuola orobica avrà tempo e modo di crescere e consacrarsi in riva al Golfo, sull’impatto immediato del giocatore i dubbi sorgevano, più di un velato sussurro, già nelle dichiarazioni del tecnico poco più di un mese orsono: “Grassi? Parliamo di un ragazzo di sicura prospettiva, ma che sette mesi fa giocava in Primavera. Quante presenze ha in A, 12 forse? Non mi sembra il caso di dargli la pressione dell’uomo che serve per dare una scossa. Tra l’altro si è operato 20 giorni fa. Diamogli il tempo di dimostrare il suo valore in prospettiva, come è giusto che sia”. Poco spazio alla libera interpretazione. Nel caso, sarebbe servito un innesto già pronto a fare la differenza, fin da subito. A maggior ragione nei momenti di maggiore difficoltà, palesati a più riprese a metà campo nelle ultime uscite.
Da qui il dubbio, che spinge fino a far male tra una lotta per il titolo sempre più distante e la rincorsa forsennata della Roma verso la seconda piazza appannaggio degli azzurri. Proprio i giallorossi, che sulle ali degli innesti invernali – El Sharaawy e Perotti – hanno improntato la propria rimonta. Un gap ridotto a 4 punti, con 8 punti guadagnati in dieci gare. A gennaio, parola del presidente De Laurentiis, la volontà era quella di non minare l’equilibrio di un gruppo in piena corsa su tre fronti. A distanza di 3 mesi tutto appare mutato e due obiettivi sono già sfioriti da tempo. La speranza, tra le righe, è che l’occasione mancata di gennaio non sfoci in doloroso rimpianto. Nel caso, l’attendismo invernale griderebbe vendetta.
Edoardo Brancaccio
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