A vederlo seduto in panchina così, quasi dimenticandoci della sua esistenza, viene da pensare mestamente ai tempi in cui correva sulla fascia destra come un pendolino tuttofare. Certo, Christian Maggio non è più un giovanotto, la carta d’identità rimarca con cattiveria i 34 anni compiuti a febbraio. Ma è anche vero che, forse, non è ancora arrivato il momento di dire basta. Il canto del cigno è lontano, ma lontani sono anche i tempi in cui era l’idolo dei napoletani. Le corse incessanti sulla fascia, quello strano vizio di segnare con continuità e l’inchino a mo’ di esultanza sono state le specialità di casa Maggio dal 2008 a questa parte. Ora è tutto diverso.
Ora c’è Hysaj, che con la sua giovane età ha scalzato Maggio rapidamente. In fondo sarebbe anche giusto, perché arriva sempre quel momento della carriera in cui un senatore lascia la propria carica al nuovo che avanza, conservando un ruolo di mentore. Ecco, Maggio avrebbe potuto fare il mentore, sfruttando sul campo quelle poche situazioni favorevoli per calcare il terreno del San Paolo. Il resto si sarebbe trasformato in un lavoro occulto per plasmare il giovane Hysaj e renderlo un terzino maturo. Che belli gli ideali, i programmi e le aspettative! Peccato che i fatti spesso vadano a smentire tutte le attese, perché il corso degli eventi cambia repentinamente e chi non sa cogliere le direttrici della storia va accantonato.
Sì, Maggio è stato accantonato. 15 presenze stagionali distribuite tra campionato (8 per un totale di 393 minuti), Europa League (6 apparizioni con una rete) e Coppa Italia (1). L’impressione che più sorprende è che il senatore azzurro sembri non aver più voce in capitolo nelle decisioni della società e all’interno dello spogliatoio. Proprio lui che ci ha sempre messo la faccia, proprio lui che lo scorso anno fece da intermediario tra De Laurentiis e il gruppo durante il periodo nero del ritiro imposto dal presidentissimo. Lo stesso presidente che annunciò con gaudio di aver prolungato il suo contratto per altri tre anni. Mai una parola fuori posto, mai una critica a Sarri sul suo impiego: professionista fino alla fine.
Già, la fine. E’ proprio qui che siamo arrivati. La storia tra Maggio e il Napoli sembra ormai al capolinea. Ma non sarebbe stata meglio chiuderla diversamente? Magari con un arrivederci e un ruolo da dirigente ad attenderlo in futuro. 8 anni di purissime emozioni, di goal importantissimi (quello al Palermo al 95’) e bellissimi (il capolavoro alla Van Basten a Livorno vi dice nulla?). Ma Christian, che è un professionista esemplare, merita rispetto. E un tributo doveroso a questi 8 anni che, vada come vada, Maggio porterà sempre nel cuore. Nella speranza di rivederlo di nuovo in azzurro, magari con un ruolo dirigenziale. Chissà.
Vittorio Perrone
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Articolo modificato 11 Apr 2016 - 20:11