Scusate se sono poche, direbbe Totò, leggendo le fantascientifiche cifre che Lorenzo Insigne ha messo assieme fino a questo punto della satgione: il ‘magnifico’ sta sbalordendo tutti per la crescita esponenziale avuta in questa annata sotto la guida di Maurizio Sarri. Un processo di crescita inarrestabile, che da quattro anni a questa parte i tifosi partenopei hanno apprezzato e sottolineato con un affetto equiparabile soltanto ai big della squadra. Lorenzo, oramai, è il Napoli: emblema unico, assieme a pochi altri, della napoletanità sul terreno di gioco. Ed allora, tra passato, presente e soprattutto futuro, ripercorriamo le tappe di questa crescita, che lo annovera ad oggi tra i migliori attaccanti d’Italia.
Non il più facile degli esordi, in Serie A, per il giovane ‘profeta in patria’, che sotto la guida di Mazzarri soffre tremendamente un tatticismo che imbriglia le sue doti tecniche. Tuttavia, l’esplosione è dietro l’angolo: l’arrivo di Benitez permette ad Insigne di esprimersi al meglio, ma non nel pieno delle sue facoltà. Certo, l’età e la pressione di una piazza fin troppo esigente nei suoi confronti tendono a rimpicciolire eccessivamente le sue gesta, che restano di assoluto valore sia nei primi passi nel campionato di A che in Europa. Già, perché se qualcuno l’avesse dimenticato, al suo esordio in Champions c’è una pazzesca punizione contro i vice campioni d’Europa del Borussia Dortmund. Non basta, non a Napoli, non in Italia: nonostante le stimmate del campioncino, Insigne deve crescere, ancora, sotto molti punti di vista. La presunzione, che si confonde spesso con la voglia di fare e dimostrare, lo condiziona tremendamente, sfociando spesso nell’eccesso opposto.
Peccati di gioventù, si dirà ai posteri. Perché col passaggio dal Benitez-bis all’avvento di Maurizio Sarri passa un treno di speranze, ambizioni e maturità che Lorenzo coglie al volo, senza farselo sfuggire. Si torna al modulo tanto amato, quello di Zeman che lo consacrò nel calcio che conta a Foggia prima e Pescara successivamente. Insigne entra nella stagione col petto in fuori, ma anche con quell’umiltà che raramente nei suoi occhi si è vista: stavolta si, il ‘magnifico’ è pronto a spiccare il volo. Lo si vede dalle prime prestazioni, dai primi assist, dai primi gol. E poi avanti un altro, ed un altro ancora: sei giornate dal termine, con il counter degli assist e dei gol che sembra irrimediabilmente rotto. Il tassametro corre eccome: 12 i gol in campionato, nemmeno a dirlo il massimo in carriera, due in più delle tre stagioni precedenti sommate assieme; 10 gli assist per i compagni, che abusano delle sue giocate sull’out mancino. Basta così? Macché. Manca la ciliegina, che arriva con la maglia dell’Italia tanto bramata: il gol alla Spagna gli permette, con ogni probabilità di guadagnarsi un posto al prossimo Europeo, seppur non da portabandiera.
Ed il futuro? Dove può arrivare Insigne? Tanti i traguardi davanti al ventiquattrenne di Frattamaggiore. Già, perché all’anagrafe gli anni compiuti sono appena 24 (uno in più in arrivo a giugno). Tra gli obiettivi di Lorenzo, crescere ancora, senza alcun limite. Come? Magari raggiungendo quota 20 gol ed affermarsi nel calcio italiano anche come un bomber di razza (che tra le altre cose è pienamente nelle sue corde); forse coronando il sogno di una vita con la maglia del Napoli, diventandone uomo simbolo in campo e fuori oltre che trascinatore sul terreno di gioco verso l’agognato Scudetto; e inoltre chissà, un giorno, far ricredere un paese intero che forse, fin troppo prematuramente, lo aveva bollato come un ‘minuto’ attaccante di periferia. Vai Lorenzo, il futuro è tutto tuo!
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