“Sabato stringerò la mano a Maurizio Sarri”. L’altra mano è quella di Roberto Mancini. Parola fine, insomma. Già tutto gli atti, vero, ma un’ulteriore chiarificazione non guasta mai. Dritta nel cassetto una delle polemiche più roventi di stagione. Sarri contro Mancini, Mancini contro Sarri. Con il consueto seguito di sostenitori e avversari. Toni accesi non solo nei Quarti di Coppa Italia, ma anche nella sfida d’andata in campionato. Con l’allenatore nerazzurro che puntò l’indice verso Josè Callejon, reo – a suo dire – di aver cagionato l’espulsione di Nagatomo con un comportamento ai limiti della simulazione.
La bella. Polemiche accese, una danza frenetica sul filo del politically correct, nervi scoperti figli di gare palpitanti. Fiumi di opinioni, ma parola anche al campo, eccome. Quella di San Siro sarà la terza sfida che vedrà Napoli e Inter incrociare le armi sul rettangolo di gioco. E lo spettacolo, nelle sfide precedenti, non è di certo mancato. Un’affermazione per parte nelle due gare del San Paolo, tre punti agli azzurri in campionato e semifinale di Coppa Italia agguantata da Jovetic e compagni. Tra i peggiori avversari incontrati dal gruppo di Maurizio Sarri, ne va dato atto. Mai remissivo, con la coda velenosissima sempre pronta a lasciare il segno. Negli occhi il rush finale dei nerazzurri in occasione della vittoria griffata dalla doppietta di un Gonzalo Higuain tarantolato. Con Reina ed il montante decisivi su Miranda ed il numero 10 montenegrino. Parti inverse nella sfida dentro/fuori di gennaio, azzurri che sprecano l’indicibile finendo vittime di un avversario cinico e devastante nelle ripartenze, squilli di Jovetic e Ljaic e partenopei a casa. Dato non da poco, l’undici di Mancini è stato l’unico a violare le mura del San Paolo, unica breccia in quella che quest’anno ha rappresentato una vera e propria linea Maginot. Fuorigrotta come punto di non ritorno per gli avversari, dove la forza del collettivo azzurro si è espressa con efficacia e continuità. Motivo in più, questo, per soppesare valori e difficoltà di una gara che si pone come spartiacque in un finale di stagione sospeso tra sogni, ambizioni quasi sfumate e realtà imperativa, inderogabile.
Punto di svolta. Obiettivi che s’incrociano, la certezza che il pari non serve a nessuno. Napoli chiamato a vincere per lanciare segnali in tutte le direzioni. Un razzo da San Siro consolidando la seconda piazza e mettendo, perché no, un pizzico di pressione alla Juventus impegnata comunque in una gara dai contorni ben delineati allo Stadium contro il Palermo. I nerazzurri, parola di Mancini, continuano a coltivare una speranza per la terza posizione, l’ultima utile per cogliere l’obiettivo stagionale. Una battuta d’arresto stasera rappresenterebbe la parola fine per ogni velleità. Inter-Napoli sarà, soprattutto, questo: un duello continuo tra realtà e ambizioni cullate per un’annata intera e che paiono, ormai, quasi definitivamente compromesse. Sognare, comunque, non costa nulla. Per farlo, però, occorrono i tre punti. Zero alternative.
Edoardo Brancaccio
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