Che la gestione delle quattro (diventate tre in seguito al processo di venerdì mattina) giornate di squalifica di Higuain non sarebbe stata semplice per il Napoli era cosa nota. Con la 33a giornata di campionato di serie A, Manolo Gabbiadini è stato chiamato per la seconda volta, dopo Napoli-Verona, a rispondere ad una gigantesca assenza. Se però con l’Hellas Verona, fanalino di coda della classifica, è stato uno scherzo per il tridente del Napoli compensare l’assenza del bomber argentino, ben altra cosa si è rivelata la gestione dell’attacco nel match contro i nerazzurri.
Cosa è cambiato quindi rispetto all’andata, contro un’avversaria schieratasi quasi in modo identico contro la formazione di Sarri? C’è da segnalare, infatti, che nessuna delle due squadre ha effettuato grandi cambiamenti rispetto al match di andata… salvo l’unica, grandissima, eccezione costituita dal cambio della prima punta del Napoli.
Higuain e Gabbiadini: stesso ruolo, due modi diversi di affrontare la partita. Ma passiamo ai dettagli. Salta subito all’occhio che una delle principali caratteristiche del centravanti argentino sia quella di accorciare le distanze dai colleghi centrocampisti. Mai fermo, cerca sempre di trovare linee di passaggio e di non dare punti di riferimento alla difesa. L’italiano, in questa partita più che mai, è sembrato invece “nascondersi” dietro i centrali interisti Murillo e Miranda.
Statistiche alla mano, Higuain nella partita d’andata ha creato ben sei occasioni da gol, tirando due volte nello specchio della porta, ma soprattutto trovando la doppietta che è risultata fatale ai ragazzi di Mancini. Gabbiadini? Nel primo tempo tocca per sole cinque volte il pallone (di cui due nel tocco a centrocampo dopo i gol nerazzurri!), causando per di più due falli in attacco su calci di punizione concessi al Napoli dalla trequarti. Da segnalare anche, su calcio di punizione, una grande opportunità sprecata con un tiro che va a finire direttamente sulla barriera. Il secondo tempo sembra iniziare con lievi miglioramenti per l’azzurro: dopo soli quaranta secondi tocca il primo pallone in area di rigore, appoggiando il pallone di petto per Hamsik. Tuttavia le speranze si rivelano da subito vane: basti pensare che tocca il secondo pallone solo al 24’, subendo un fallo da Medel che regala una punizione dai trentatré metri ai napoletani. Ultimo tocco al 36’ per Mertens che si invola sulla fascia sinistra, ma l’azione si spegne con un tiro di Ghoulam alto sulla traversa.
Ciò che preme sottolineare è che la partita di San Siro poteva rivelarsi un’ottima occasione per smentire una delle critiche più assidue che, dall’inizio della stagione, vengono rivolte al Napoli, ovvero l’essere Higuain-dipendente. La rabbia è tanta: non è la qualità a mancare, eppure in situazioni difficili il risultato sembra non sbloccarsi mai. Testa a Bologna (che nella prima metà del campionato si è rivelata una trasferta insidiosa per il Napoli)… il secondo posto attualmente vale oro e va difeso a tutti i costi.