“Napoli secondo in classifica”. Dietro una constatazione certificata da numeri ed entusiasmo di una piazza sempre più esigente c’è chi, nell’ombra e con la tenacia degli uomini forti, lavora da anni affinché le basi di una costruzione che punta al cielo non cedano mai.
Il cielo adesso è lì, a portata di mano, e solo qualche episodio poco fortunoso non ha permesso di divenirne padrone bagnandolo nel tricolore.
Eppure il Napoli uno Scudetto l’ha vinto già e non è la prima volta che succede: la società di De Laurentiis resta al primo posto per il minor numero di infortuni muscolari dei propri calciatori. Una garanzia messa a disposizione dell’allenatore di turno, lo scorso anno Rafa Benitez, quest’anno Maurizio Sarri.
Merito di uno staff medico, guidato dall’eccezionale dott. Alfonso De Nicola, che fa del lavoro quotidiano e della prevenzione il proprio cavallo di battaglia: ma c’è anche chi opera un po’ più a distanza, esaminando il dna degli atleti azzurri per raggiungere risultati sempre più performanti in campo medico-scientifico e relazionando questi studi al terreno di gioco.
É il caso del professor Antonio Giordano – direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine di Philadelphia – che abbiamo incontrato per un chiacchierata.
La sua emozione è palese e il suo tifo per gli azzurri appare subito cristallizzato: “Il Napoli è una squadra di grande successo che progredisce oggettivamente di anno in anno raggiungendo traguardi sempre più importanti. Quest’anno siamo arrivati ad un passo dallo Scudetto: questo resta comunque un grande successo del quale dobbiamo saper gioire“.
Ci può dare qualche informazione in più? Qualche dettaglio che l’ha sorpresa studiando quello dei calciatori del Napoli?
“Come dicevo, in questo momento il Napoli è una delle squadre più forti del campionato e le statistiche in termini di infortuni parlano chiaro. Questo successo è dovuto sicuramente allo staff medico che compie ogni giorno, in maniera impeccabile, il proprio lavoro. Sono convinto che il patrimonio genetico dei singoli atleti gioca un suo ruolo determinante. L’idea finale del tutto innovativa, sarà quella di applicare gli studi genetici – che proseguono intensamente – con l’obiettivo di favorire ed estenderne il benessere e la salute a tutti. Un kit dedicato, autosomministrante, che potrà essere analizzato in qualsiasi centro convenzionato, potrà dare delle indicazioni sul tipo di sport migliore per ciascuno di noi in termini di efficacia e prevenzione delle principali patologie”.
Si parla tanto di medicina personalizzata, soprattutto nel mondo dello sport: è facile comunicare con gli atleti e farne comprendere loro l’importanza?
“Assolutamente sì. Gli atleti sono molto recettivi rispetto all’argomento salute, alla cura del corpo, all’importanza della prevenzione”.
Sappiamo che ha un solido rapporto di amicizia con il Presidente De Laurentiis che, più volte anche pubblicamente, ha manifestato la stima nei suoi confronti: come è nato e come si è consolidato?
“E’ un rapporto nato per caso, come molte delle cose belle della vita, a cui tengo molto perché si fonda sulla stima e il rispetto reciproco. Probabilmente sono questi gli elementi che ne hanno consentito il consolidamento”.
Vive tantissimo lontano da Napoli: qual è il suo rapporto con la città e la squadra?
“Direi che il mio rapporto con la città e con la sua squadra è di grande, grandissimo amore. Tornare a Napoli vuol dire tornare a casa e andare allo stadio a vedere la partita del Napoli significa vivere sempre una grande emozione. Come tutti i grandi amori sono entrambe – la città e la squadra – capaci di farmi molto arrabbiare quando ne noto gli aspetti negativi”.
Un passaggio inevitabile sulla Terra dei Fuochi: siamo davvero tutti “morti che camminano” o c’è una speranza di prevenire e combattere questo problema?
“Il problema va innanzitutto arginato con una seria opera di bonifica dei territori. Ormai l’ambiente ha già riportato dei danni seri ai quali siamo chiamati a rimediare. Poi, bisognerà educare i giovani a prendersi cura dell’ambiente in cui viviamo per prevenire futuri danni alla nostra salute”.
É tornato al San Paolo per Napoli – Verona: lei che gira il mondo, che stadio sognerebbe per Napoli?
“Beh devo dire che ho provato una grande emozione al San Siro. Uno stadio e tifosi così non si dimenticano”.
Antonio Manzo
Articolo modificato 24 Apr 2016 - 12:48