Ci sono troppe cose che accomunano Lorenzo Insigne e Alessandro Florenzi: la corsa, la voglia di fare, il talento, l’amore per la maglia che indossano, quasi come fosse una seconda pelle. O forse anche di più. L’azzurro da una parte, il giallorosso dall’altra. Nulla a che vedere con quei giramondo che di maglie ne hanno baciate troppe e mai sinceramente. A loro ne basta e ne basterà una. E domani, poi, questi due ragazzi si affronteranno sul palcoscenico dell’Olimpico. Direzione Champions, quella che li ha visti protagonisti in almeno una circostanza. Una prodezza a testa, precisamente: Insigne con una punizione magistrale ai danni del Borussia Dortmund, Florenzi con quel destro da centrocampo al Barcellona che forse è già entrato nella storia.
Quante cose hanno in comune Sandrino e Lorenzo! A partire dall’anno di nascita, 1991, un’annata niente male per il calcio italiano. Giovani, appena venticinquenni, ma già maturi e responsabili, a modo loro leader. Perché Alessandro e Lorenzo, a differenza di molte altre promesse del calcio italiano, la gavetta l’hanno fatta: a Crotone è cresciuto il giallorosso, il partenopeo invece ha fatto tappa a Cava de’ Tirreni, Foggia e Pescara. Così giovani ma così maturi, dicevamo: tanto da aver già indossato, in più di una circostanza, la fascia di capitano. Quella che in futuro dovranno incollare al braccio: l’investitura è arrivata da più parti, Sandrino ha sottratto a De Rossi il soprannome di “capitan futuro”, Insigne ha giurato amore eterno: “Voglio diventare per il Napoli quello che Totti è per la Roma”. Le premesse ci sono tutte, anche perché le due società non hanno alcuna intenzione di privarsi dei loro elementi migliori: Florenzi ha segnato 8 goal in stagione tra campionato e Champions e in Serie A ha fornito 11 assist, di cui 2 vincenti. Insigne di goal ne ha segnati 12 (suo record) e di assist vincenti ne ha serviti ben 8 su 22 totali.
Campioni autoctoni, soddisfazione della propria terra e speranza della Nazionale italiana che, ad Euro 2016, non potrà prescindere da questi due elementi. Indossare la maglia azzurra è un vanto non da poco, anche se non sarà semplice trainare il carro e prendere per mano la martoriata squadra di Conte. Ma la formula potrebbe anche funzionare: Insigne inventa, Florenzi si inserisce e segna. Un copione già visto al San Paolo, quando l’Italia affrontò l’Armenia. Florenzi e Insigne: speranza di una Nazionale che si affida completamente a loro. Così come Roma e Napoli, di cui, si spera, diventeranno bandiere.
Vittorio Perrone
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