Poteva, doveva, rappresentare l‘happy ending di una stagione importante. Un punto, almeno, all’Olimpico sancendo le distanze, definitive, dalla diretta concorrente per la seconda piazza. Spesso, però, i finali a lieto fine sono solo un miraggio: così il sibilo, radente, di Nainggolan nel finale che stronca piani, certezze, riduce il vantaggio del Napoli sulla Roma a due punti e getta il gruppo di Maurizio Sarri in un finale da far impallidire David Fincher ed il suo Seven. Tre giornate, thriller allo stato puro, veleno per le coronarie di una piazza che a lungo ha accarezzato sogni ben più esaltanti, timori che si avvicendano nella mente di un collettivo che non può in alcun modo mettere in discussione la Champions diretta, non dopo un’annata di questo livello.
Mal di trasferta. Rincorsa giallorossa che parte da lontano e trova riscontri in un febbraio spietato nei numeri e nei risultati. E a rimorchio, non meno influente, un rendimento lontano dalle mura amiche che nelle ultime uscite ha palesato una squadra scarica nelle gambe e, vedi Udine e Milano, nella testa. Fuorigrotta come approdo sicuro in cui lenire affanni e timori ma, per agguantare la tanto ambita piazza d’onore, potrebbe non bastare. Riflettori puntati sulle tre finali ad attendere gli azzurri prima del nastro d’arrivo, con un occhio al parallelo con la prima – ed unica prima di quest’anno – esperienza per Sarri nella massima serie. Ultimi tre mesi a confronto, l’Empoli di Sarri ed il Napoli del tecnico tosco-partenopeo. Due facce della medaglia, contesti e materiale umano agli antipodi, ma che possono tracciare un quadro esaustivo scandagliando il passo nel rush finale. Quattordici gare sulle montagne russe per Maccarone e compagni: tre vittorie, sei pareggi e cinque sconfitte, di cui quattro in trasferta. Venti goal fatti, venticinque subiti. Nel mezzo la lezione al Napoli di Benitez al Castellani, una sola affermazione fuori casa: contro il Torino di Ventura, che proprio allo stadio Grande Torino attenderà gli azzurri alla penultima. Nelle ultime undici gare, a partire dalla sconfitta dello Stadium del 13 febbraio, i partenopei hanno collezionato cinque vittorie, due pareggi e quattro sconfitte. Con uno score realizzativo che recita 18 goal fatti e 9 subiti. E, dato già sviscerato, tutte le battute d’arresto sono arrivate lontano dalle mura amiche, addirittura tre su tre nelle ultime uscite lontano dal San Paolo (Udine, Milano e Roma). Troppo poco per tenere il passo di una Juventus dal ritmo insostenibile, rendimento insufficiente – però – anche per sancire un solco a difesa di un secondo posto indubbiamente meritato. Tamponare l’emoraggia esterna, tra i ricorsi delle ultime annate di Sarri, è l’imperativo in cui specchiarsi nel trittico decisivo alle porte. Da un thriller ad un avventura a lieto fine il passo può, deve, essere breve. Il destino, del resto, è nelle mani degli azzurri, di nessun altro.
Edoardo Brancaccio