Questa è una bella storia di calcio. Destinata a conoscere ancora tante pagine importanti. Perché dopo aver parlato con Nikita Contini, una cosa l’abbiamo capita: ce la farà. Riuscirà a diventare un calciatore, e un portiere, importante. Ha una qualità fondamentale per un giovane che si sta affacciando ora al calcio che conta: la testa ben piantata sulle spalle, un aspetto che può fare la differenza per un ragazzo di 19 anni, e che troppo spesso la fa nel senso sbagliato. Lo avevamo visto crescere nella Primavera del Napoli, aggregato spesso alla prima squadra di Benitez, lo ritroviamo addirittura in Serie B al termine di un’avvincente Lega Pro giocata con la maglia della Spal: “É una sensazione indescrivibile – racconta a spazionapoli.it con la voce realmente rotta dall’emozione – aver ottenuto questo risultato, il mio primo obiettivo importante raggiunto in carriera: sono fiero di quello che i miei compagni ed io siamo riusciti a fare”.
Eppure la stagione, almeno per te, non era iniziata benissimo.
“Diciamo che era iniziata come me l’aspettavo. Quando ho scelto di venire qui, sapevo che avrei dovuto sudare tanto. Mi ero posto l’obiettivo di fare esperienza, per la prima volta fuori Napoli, di maturare dal punto di vista soprattutto mentale. Ho giocato qualche partita amichevole e in Coppa Italia. Fino all’esordio in campionato con il Tuttocuoio”.
Tanta panchina, gli insegnamenti dello staff, e poi…
“E poi il 19 marzo, alla ventisettesima giornata, il tecnico mi ripropone dal primo minuto. E da allora ho giocato sempre titolare, sei partite consecutive con la responsabilità di dover difendere i pali di una squadra che si sta giocando la promozione in B. É andata bene”.
Pare proprio di sì. Quanta differenza hai trovato in questo salto dalla Primavera al calcio semi professionistico?
“In Lega Pro giocano calciatori che sono dei filibustieri del calcio. Ho imparato tanto in questa stagione, dalla preparazione della partita allo studio delle squadre avversarie. E comunque sono consapevole che questo deve essere solo il primo passo”.
Per arrivare dove?
“In Serie A di sicuro, l’obiettivo è quello (la voce diventa ancor più determinata, ndr)”.
Riavvolgiamo un attimo il nastro. Dopo la trafila nelle giovanili, sei stato aggregato spesso alla prima squadra quando c’era Benitez.
“Sì. Nel primo anno ricordo ancora con emozione la prima convocazione per la partita con la Sampdoria, era il giorno dell’epifania. Poi venni convocato per altre gare, e l’anno scorso ero il terzo portiere in Europa. Bilbao è una ferita ancora aperta, poi l’Europa League fino alle semifinali: anche questo mi è servito tanto. Vivere le sensazioni di partite così, anche se sai che non giocherai, è importante per un ragazzo della mia età. Ti fa toccare con mano quello che vorresti diventare, ti fa mettere ancora più impegno per realizzare il sogno”.
Qualche giorno fa l’ex portiere del Liverpool, Dudek, ha contestato a Benitez dei modi non proprio sani nel rapportarsi allo spogliatoio. Tu che ricordo hai del tecnico spagnolo?
“Come si può parlare male di Benitez? É un allenatore preparatissimo, oltre che una persona dalla grande umanità. É sempre stato prodigo di consigli con me, mi chiedeva come mi sentivo, come mi stessi allenando, cosa facevo per migliorare. Insomma, si interessava del mio operato sempre, sia durante gli allenamenti che nelle partite con la Primavera. Sono orgoglioso di averlo avuto come allenatore”.
Ora c’è Sarri, con il quale però tu non hai avuto ancora rapporti.
“A dir la verità sì invece, anche se solo per qualche giorno. Durante le vacanze di Natale ho chiesto al Napoli la cortesia di allenarmi a Castel Volturno per mantenermi in forma, e in quel periodo ho conosciuto Sarri. Ovviamente ci siamo solo presentati e salutati, ma ho avuto sin da subito l’impressione che sia un uomo soprattutto di campo”.
Nella tua avventura azzurra c’è un rimpianto, qualcosa che hai fatto e non rifaresti o viceversa?
“Sinceramente no. Mi sono sempre allenato al massimo, e se ora sono qui lo devo soprattutto agli insegnamenti ricevuti a Napoli. Forse l’unico neo è stato l’infortunio subito al ginocchio qualche anno fa, che mi fece saltare l’intera stagione con i Giovanissimi Nazionali”.
La critica che più spesso viene mossa al Napoli è proprio sul settore giovanile. Tu che provieni proprio da lì, che percezione hai?
“Che la società si sta impegnando molto negli ultimi anni, soprattutto da quando c’è il direttore Grava. Forse non siamo ancora al livello delle big, ma il Napoli sta capendo che il futuro passa necessariamente dal settore giovanile”.
Quanto è difficile per un giovane affermarsi a Napoli?
“Purtroppo tanto. Ci sono molte pressioni, da parte dell’ambiente, da parte dei tifosi. A volte manca un pizzico di serenità nei giudizi. Come si dice, nemo propheta in patria”.
Il tuo prestito alla Spal finisce a giugno, il contratto con il Napoli anche. Quale sarà il futuro di Nikita Contini?
“Al momento non lo so. Io chiedo solo che si creda in me. Voglio capire se il Napoli ha un progetto per me, perché io intanto qui sto benissimo, e vorrei giocarmi le mie chances anche in Serie B”.
Il sogno di una vita?
“Giocare a calcio ad alti livelli. Lo voglio ferocemente”.
Se avessimo una lira, la punteremmo su di lui ad occhi chiusi.
Vincenzo Balzano
Twitter: @VinBalzano
Articolo modificato 28 Apr 2016 - 10:11