Nicola Rizzoli, arbitro italiano al centro delle critiche dopo Torino-Juventus, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport, parlando del suo difficile momento.
“Non ho intenzione di ritirarmi. Sono motivato come a inizio carriera e i test atletici di questi giorni hanno tempi ottimi. C’è chi ha stravolto alcune frasi dette durante il raduno Uefa. Ora sono concentrato sul campionato, poi sarà la volta dell’Europeo. So bene che c’è un limite a 45 anni: li farò in autunno, ma esistono le deroghe. Soprattutto per gli arbitri di prima fascia”.
Torino-Juventus? La cosa che mi ha dato più fastidio è stato il polverone creato dal nulla su Bonucci. Quella foto fatta girare sui social e accompagnata da commenti di ogni tipo. Chi fa questo di professione dovrebbe stare più attento e dare informazioni complete. Da un fermo immagine si è dato per scontato che ci fosse stata una testata. Basta vedere il video per capire che non c’è stato alcun contatto col difensore bianconero. La distanza con i giocatori? Non esiste una regola, ma è ovvio che un calciatore non può avere atteggiamenti aggressivi. Per questo agli arbitri giovani viene insegnato a tenere certe distanze. In ogni caso dipende da come un giocatore si approccia. Ad esempio Keita (in Sampdoria-Lazio, ndr) è venuto da me in modo tranquillo, senza gesti o parole concitate e siccome sono un arbitro aperto al confronto, l’ho accettato. Con Bonucci è un episodio diverso. Sono stato io ad andare da lui perché stava protestando con l’addizionale. L’ho portato via e dopo le reiterate proteste è stato ammonito. Nessuno in campo ha percepito qualcosa di sbagliato”.
Le scelte sbagliate nel derby? Probabilmente ho fatto alcune valutazioni sbagliate sulle ammonizioni. Mi è dispiaciuto per il gol del Torino annullato per un fuorigioco inesistente, ma non era una chiamata semplice .
Il rigore non dato al Barça contro l’Atletico? La tecnologia avrebbe aiutato molto, dalla mia prospettiva non ero sicuro che il braccio fosse all’interno dell’area. I giocatori e i dirigente blaugrana dopo sono venuti nello spogliatoio a farci i complimenti, dicendo che l’avversario aveva meritato di passare. La cultura sportiva in Italia non sappiamo cosa sia”.