Il Napoli aveva l’obbligo di vincere e l’ha fatto. Un successo dal valore inestimabile dal punto di vista psicologico e secondo posto ancora un po’ più vicino. Sulla prestazione degli azzurri pochissime sbavature: partita gestita bene dal primo all’ultimo minuto, manovra avvolgente e fluida come nelle giornate migliori, geometrie da fare invidia ad Euclide. Eppure c’è un aspetto alquanto ricorrente a cui la squadra di Sarri si sta pericolosamente abituando negli ultimi tempi.
L’analisi. Gli azzurri hanno dominato il match del San Paolo mettendo alle strette l’Atalanta sia dal punto di vista tattico che dal punto di vista fisico. La difesa ha retto gli sporadici attacchi avversari e il centrocampo ha alternato qualità (vedi l’assist di Hamsik per Higuain ndr) e quantità, ricoprendo il campo nel migliore dei modi. Il problema paradossalmente risiede nella capacità di essere più cattivi e cinici sotto porta: eccezion fatta per il fenomenale Higuain, sempre più destinato a fare la storia di questo club e di questo campionato, la squadra azzurra ha avuto una quantità industriale di occasioni da gol, tutte maldestramente sprecate in ordine di tempo dai vari Insigne, Hamsik, Callejon, Allan, Mertens ed El Kaddouri.
Troppe volte il Napoli è arrivato ad un passo dal chiudere la partita e non l’ha fatto, salvo poi subire nel finale una sfortunata deviazione di Albiol che ha portato il risultato sul definitivo 2-1 e improvvisamente riaperto, almeno sulla carta, l’incontro. Al San Paolo così come all’Olimpico contro la Roma, la squadra partenopea pur mettendo in evidenza una superiorità a tratti schiacciante, non è riuscita a concretizzare al meglio le occasioni create, lasciando agli avversari una piccola ma costante speranza di rientrare pienamente in partita. Una tendenza, questa, che va assolutamente invertita e sulla quale Sarri dovrà lavorare non poco: mancano soltanto due partite al termine del campionato e al Napoli servirà estrema lucidità per chiudere in bellezza, servirà tirar fuori maggiore “cazzimma” dinanzi ai portieri avversari, senza doversi necessariamente affidare all’inesorabile fame del Pipita.
Vincenzo Palomba
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Articolo modificato 3 Mag 2016 - 01:02