Si aprono le porte della Grande Europa: il Napoli, possiamo dirlo, torna in Champions League. Ci sono favole e favole: c’è chi vince un campionato contro ogni favore del pronostico e chi, per quarantaquattro anni, ha calcato ogni terreno di gioco: dalla terra battuta all’erbetta sintetica, sempre in tuta, con la sola forza delle sue idee. Insomma, avete capito: la felicità è doppia, perché c’è un signore che merita più di ogni altro questo successo. Questa squadra è fedele trasposizione della sua essenza, ha il suo carattere, il suo temperamento, è figlia della sua testa. Questa squadra ha trovato in lui un condottiero, una guida, un trascinatore, un riferimento. Parliamo, ovviamente, di Maurizio Sarri.
Il calcio vive di mode, si sa. Qualche anno fa il Tiki-Taka, di salsa spagnola, rivoluzionava il modo di intendere il gioco del pallone, prima di essere riproposto, nella sua versione tedesca. Ultimamente, e a buona ragione, visti i risultati, va di moda il Cholismo di Diego Simeone e dell’Atletico Madrid: sia chiaro, non il catenaccio all’italiana, qualcosa di più, un concetto che potremmo definire evoluto. Ebbene, l’Europa, l’anno prossimo, conoscerà un altro modo di intendere il calcio: il Sarrismo. Il filosofo di questa teoria potete immaginar
IL CALCIO È UN GIOCO – Dal Vangelo secondo Sarri. Il calcio non è uno sport, ma un gioco ed ognuno ha le sue regole, la sua mentalità, il suo modo di intenderlo. È uno degli insegnamenti della gavetta, una di quelle cose che chi gira tutti i campi di periferia, impara immediatamente. Non esistono modelli, l’esempio si ha in casa. Dimentichiamoci il contropiede, dimentichiamoci la difesa blindata, dimentichiamo il famoso “pullman”, davanti alla porta: non vedremo mai tutto ciò. Una squadra propositiva, che non rinuncia a giocare mai, contro nessuno. Verticalizzazioni, tocchi di prima, fraseggio, gioco veloce, manovra fluida. Difesa alta, centrocampo come punto di raccordo tra le giocate difensive e i movimenti degli attaccanti, esterni difensivi ed offensivi pronti a scendere e salire, in continuazione, sulle rispettive fasce, in un viavai interminabile, in un gioco, per tanti versi, totalizzante. Perché si scende in campo prima con la testa, poi le qualità dei singoli fanno la differenza ma il gruppo ha sempre la priorità: le partite si vincono, e si possono anche perdere, ma sempre insieme. E poi la cattiveria, la determinazione, la concentrazione: tutte componenti che, almeno per il primo tempo, contro il Torino si sono viste. Un antipasto, insomma, di quello che si potrà ammirare nella prossima stagione, quando il lavoro svolto da Sarri verrà metabolizzato ancora meglio.
UN UOMO IN TUTA – Ma voi ce lo vedete Maurizio Sarri, sui campi più prestigiosi d’Europa, in tuta? Immaginate la scena, è qualcosa di fantastico. Qualcosa che sicuramente risulta insolito: nel calcio di oggi, ed in particolare in competizioni di un certo blasone. Eppure, il bello di quest’uomo sta proprio nella semplicità, quasi alla pari di un ragazzino. È stato chiaro, nella conferenza stampa post partita il mister: il suo futuro si chiama Europa, è un sogno che si realizza se con la mente torna indietro. Una volta Sorrento, domani chissà, magari Madrid, Barcellona, Monaco, Londra. Le emozioni saranno sicuramente forti, però che sia Carpi o Parigi, la tuta non cambia, il taccuino sempre alla mano, la sigaretta compagna fedele in panchina e negli spogliatoi. E poi, per novanta minuti, grida, urla, indicazioni. Carisma, in una sola parola. Se Guardiola ha rivoluzionato il modo di giocare, se il Cholo Simeone ha sviluppato e migliorato quel che già esisteva, Sarri ha il grande merito di essersi ritagliato uno spazio tutto personale nel calcio italiano e all’estero (elogiato praticamente da tutti, n.d.r). L’anno prossimo comincia un’altra rivoluzione, questa volta in Europa: il Sarrismo conquisterà tutti. Sicuramente.
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Articolo modificato 9 Mag 2016 - 19:49