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Guida i compagni verso tre punti fondamentali. Trascinatore, il migliore in campo per SpazioNapoli è…

Dividere, vincere, conquistare. Nient’altro, nessuna scelta dopo il lunch match dell’Olimpico di Roma. Il Napoli vince, per larghissimi tratti convince, e si porta ad un passo dalla Champions diretta. Il Torino insidia, il giusto, nel finale, perché per gli azzurri niente può mai essere semplice, lapalissiano, la storia l’insegna, impossibile smentirla. Come è impossibile smentire il dominio imposto in casa dei granata per larghissimi tratti della disfida. Palleggio, intensità in mediana, meticolosità nella gestione della linea come paradigma della retroguardia. E tanta, tanta, qualità negli ultimi venti metri. Così gli uomini di Maurizio Sarri agguantano, feroci, il massimo della posta, per l’approdo ad un Saturday Night, il prossimo, preferibilmente senza febbre né timori.

Vittoria corsara essenziale che sgorga nella zona nevralgica del campo, dove è possibile attingere a tutto ciò che nel reparto si richiede. Dalla meticolosità di Jorginho alla solidità di Allan, fino agli affondi con il compasso di Marek Hamsik. Il Napoli a Torino per ampi scorci di gara ritorna ad imporre, anche lontano da casa, dettami, idee, gioco. Tutto grazie ad una mediana che non perde l’attimo e si dedica all’azione, salvo un finale concitato. Dall’ordine, costante, di Jorginho, preciso, sinuoso in impostazione. Da ogni cenno, scampolo di gioco del regista ex Hellas sfocia la magia alternata alla decisione, continua, costante. Filtro implacabile e sapienza illuminante in cabina di regia. Solidità e passo, sempre. La fotografia della gara di Allan. Stantuffo onnipresente, in ogni fazzoletto, ogni frazione di campo dove il gioco si fa duro, battaglia in campo aperto. Hamsik abbandona la veste da comprimario, sotto tono, delle ultime uscite corsare, nella prima frazione di gara è lui a spaccare la partita aprendo il compasso ed illuminando il campo. Due assist al millimetro e tante giocate a garantire respiro e spunto alla manovra partenopea, l’apporto da uomo chiave che non può mai mancare.

In avanti i due fratelli ispanici badano al sodo e non lasciano margine di fuga agli avversari. Due colpi, precisi, portando la posta in palio a casa, accarezzando l’obiettivo. Callejon sfrutta al meglio la chance del k.o su appoggio preciso del capitano, il momento più alto di una gara mai al risparmio, come sempre, tappezzando l’out di desta della sua onnipresenza costante. Tredici goal stagionali, la risposta migliore ad ogni eventuale critica per l’apporto risicato sotto rete. Poi c’è lui, Gonzalo Higuain, il migliore in campo. Il goal che sblocca la gara e scaccia ogni incubo è da attaccante di primo pelo, lucido sul filo del fuorigioco e preciso quando c’è da inarcare il destro e chiudere gli occhi, fino al boato. Poi il resto, per l’attaccante che raggiunge Angelillo, 33 reti in campionato, 35 stagionali, e scruta Nordahl aspettando la gara casalinga con il Frosinone. Lampi di classe, anche fulminei, come il palo con un destro dolce e potente che avrebbe migliorato tutt’altra sorte. Trascinatore, anima, spirito, di un gruppo che ha disputato un’annata straordinaria. Manca l’ultimo passo, poi sarà solo tempo di celebrazioni, dovute, nonostante il sogno, quello vero, sia sfumato già da un po’.

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Edoardo Brancaccio

Articolo modificato 9 Mag 2016 - 01:11

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Scritto da
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