Reina 6: Sicuro in presa, la traversa lo salva. Non ha poi molto da crucciarsi in una serata in cui ammira tanta storia in tinte partenopee.
Ghoulam 6,5: Spinge molto, agisce talvolta da ala aggiunta. Qualche imprecisione, indubbia, ma novanta minuti mai al risparmio. E da un suo traversone nasce il vantaggio azzurro.
Koulibaly 6,5: Potenza e controllo, ogni intervento è un sussulto. Non ha poi chissà quanti patemi ad attanagliarlo, ma quando chiamato in causa è sempre il solido totem.
(Dal 76′ Regini sv.)
Chiriches 6,5: Il gesto tecnico con cui sfiora la rete è da attaccante consumato. Nel suo ruolo fa il suo, come abitudine, eleganza nel primo passaggio così come in marcatura. Riserva d’eccezione.
Hysaj 7: Un muro quando c’è qualcuno che prova ad avventarsi dalle sue parti. E una spinta costante dal primo al novantesimo. Traccia un filo conduttore con Higuain che chiuderà con la doppietta personale dell’argentino. Conclude al meglio una stagione strepitosa.
Hamsik 8: Nessuna gioia sotto rete dalla trasferta di Genova, era gennaio. Tabellino fermo a 80 in Serie A, una in meno del più grande di tutti. Una in meno di Diego Armando Maradona. Quale occasione migliore della gara decisiva, quando la sfida non si sblocca e intanto, a San Siro, la Roma è già in vantaggio. Quale occasione migliore di un goal di rapina, opportunismo puro, vizietto mai accantonato dal capitano azzurro. Rapace, frenetico, sulla palla vagante lì, dalla sinistra. Una zampata violenta, col destro, su cui un positivissimo Zappino può poco. Luce abbagliante su una prestazione a tutto tondo, come tante volte attestato in una stagione da stakanovista, 38/38 in campionato. Progressioni palla al piede e giocate succulente ad ispirare i compagni. E quel timbro lì, quello più importante, da capitano vero.
(Dall’83’ David Lopez sv.)
Jorginho 6,5: Ordine, geometrie, distribuendo consegne e dando il la ad ogni valutazione in fase di impostazione. Non tira indietro la gamba quando c’è da lottare nel mezzo, come sempre. Fonte gioco essenziale.
Allan 7,5: Lo slalom a perdifiato con cui regala ad Higuain l’inizio del sogno è la fotografia di questo meraviglioso giocatore. Una gemma che impreziosisce un rendimento superlativo, eccezionale. Lottatore infaticabile, certo. Rubapalloni impagabile, vero. Ma se alle doti da non plus ultra dei mediani aggiungi la qualità nelle corde del torello scuola Vasco, beh, il quadro del tesoro agguantato la scorsa estate è completa.
Insigne 6,5: Sente la gara scorrergli dentro e la fa sua, per davvero. Danza e affonda, come un boxeur navigato che studia l’avversario per poi stenderlo al momento giusto. Ci prova, più volte. E maledice il montante, l’unico ostacolo a frapporsi tra il suo sinuoso destro a giro e un urlo liberatorio che, su azione, manca da fine febbraio. Il goal alla fine non arriva, ma resta il giocatore che più di tutti ci ha creduto, ha ispirato nel momento più difficile, fino al goal che chiude i conti e dà inizio al sogno.
(Dal 63′ Mertens 6,5: Impatta bene, tanto movimento e qualche strappo dei suoi. E lui a concedere il pallone con cui Higuain inventa un tris divino.)
Callejon 6,5: Tra i pretoriani di Sarri, sempre presente. Polmoni per quattro e intelligenza unica tra le linee. Anche stasera, nella gara del sogno, della storia, non fa mancare il suo encomiabile contributo. Coltello tra i denti nel momento dell’assedio, solo un ottimo Zappino, due volte, gli impedisce di essere il primo a dare fuoco alle polveri, inizio alla festa. Spinge al massimo fino al cambio con doverosa standing ovation.
Higuain 10: E’ la sua gara, per la Champions, per il record, per la storia. Quattro minuti d’orologio e la palla è calda, caldissima, buona l’intuizione di Hysaj, meno l’esecuzione dell’argentino. Fuori. Col passare dei minuti il Pipita diventa Godot. Sfiora la rete, l’accarezza, s’avvicina. Ma non arriva. Un intero popolo nella trepidante attesa del suo arrivo. Con l’opera di Beckett una differenza sostanziale, l’argentino si palesa, eccome. C’è una storia da raccontare. Si sblocca ad inizio ripresa. Del resto bucare l’appuntamento non è da lui e lo squillo arriva ringraziando un imprendibile Allan che gli serve un assist che sussurra amore puro. Rotto il ghiaccio la strada verso Nordahl è tracciata. Nove minuti ed il cross di Hysaj, sempre lui, è sul filo, da spingere in rete. Ed un invito non si rifiuta due volte. Giubilo e delirio, Nordahl raggiunto. Trentacinque, troppo poco. Dieci minuti ed il record dello svedese scompare, con una rovesciata che è apoteosi calcistica. Delirio puro. Tripletta – prima in stagione – soffrendo un tempo. Storia riscritta con l’ennesima prestazione che supera la meraviglia. Epico, Pipita.
Sarri 8: Doveva essere la stagione della ricostruzione. E’ stata un’annata straordinaria con l’unico rimpianto dell’uscita prematura – e sfortunata – in Europa. Si affida ai suoi pretoriani nella serata dei record. Imbattuto in casa in campionato, record di punti, record di goal fatti. Un attaccante issato altissimo nella storia del calcio italiano. Una Champions diretta che mancava da due stagioni conquistata con un campionato all’insegna di un calcio strabiliante, d’altissimo livello. L’elite del calcio, la massima competizione europea, raggiunta dopo un percorso lastricato di lacrime e polvere, proprio per questo vero orgoglio. Raggiunta con la squadra del cuore poi, uno sfizio in più. Soddisfazione meritata per un maestro di calcio ruspante, genuino, che se saprà – con il supporto della società – limare, malleare con sapienza i pochi limiti mostrati in questa splendida stagione potrà scrivere altre pagine di storia, ancora più entusiasmanti.