Tutto bello, tutto meraviglioso. E forse, tutto destinato ad aumentare: volume, portata, importanza. Ci sono tante immagini indimenticabili, si spargono tra gli attimi della festa: c’è il pallone sotto al braccio di Higuain, gli applausi di Sarri alla curva che lo invocava. E pure il balletto, a fine gara, di un Dries Mertens sicuramente più pop delle ultime uscite. Ecco: manca un volto. Che non è un dettaglio, anzi: è probabilmente ed incontrovertibilmente l’indizio finale.
DOV’È MANOLO? – Tutti giù per terra, c’è l’inno della Champions, c’è l’ennesimo atto volto a dimostrare quanto questo gruppo sia solido, unito, compattato sotto l’unica bandiera del bancario Sarri. Tutti abbracciati: si è fatta la storia, quindi è giusto che si festeggi. E sarebbe stato bello se anche Gabbiadini, uomo da nove gol in trenta partite, di cui appena quattro da titolare in campionato, avesse partecipato. Del resto, la sua firma, anche a caratteri cubitali, è presente e resta incancellabile nonostante il gesto finale.
IL FUTURO – No, Manolo non c’era. Non era nelle foto, non era a ringraziare, a celebrare, a vivere gli ultimi istanti della passione napoletana. Probabilmente perché già proiettato verso lo stage in Nazionale, con vista Europeo. O forse perché ormai convinto di non avere più spazio, neanche tra i rimasugli stagionali, tra le ultime sgambate ed ultimissimi sorrisi. Può finire davvero così? Un gol ogni 109′ in Serie A, uno ogni partita netta in Europa League. Può finire con questa mestizia, con questo bruciore di stomaco, con un’annata che sa di occasione sprecata? Ancora una volta, sarà il calciomercato a parlare.
RESSA – Quale sarà il futuro di Manolo Gabbiadini, in fondo, è ancora tutto da vedere e valutare. Pagliari, l’agente, è al lavoro e non ha intenzione di smettere. C’è la Lazio, fortissima. E poi non vanno dimenticate le parole di Mancini, tra i principali sponsor dell’ex talento della Samp. Oltre ai soldi – e alla possibilità Champions – di Wolfsburg e Tottenham. Insomma, il materiale per riemergere c’è. Che in fondo, per l’attaccante bergamasco, si è trattata di semplice e chiara sfortuna: davanti aveva “solo” l’attaccante più forte al mondo. E ovunque dovesse andare, di certo non avrà ugual cruccio…
Cristiano Corbo
Articolo modificato 15 Mag 2016 - 13:07