Nella sala privata nei meandri della sede della Filmauro.
L’indicazione sul pacchetto di sigarette non gli interessa. Si vede dai suoi sguardi, dal suo linguaggio corporeo, dal suo movimento. Sente il disperato bisogno di fumare, anche in quel preciso momento e in quel determinato luogo, quasi per alimentare gli stereotipi che circolano da un anno a questa parte sulla sua figura. Ma Maurizio Sarri in fondo è fatto così. E nemmeno un avvertimento su un pacchetto di sigarette può dirgli cosa fare. E poi al presidente starà bene, in fondo l’ha convocato lui. Alessandro Pellegrini si è fermato fuori: “Starà facendo un giro di ricognizione, forse vuole lasciare soli lui e il presidente, o forse starà soltanto intrattenendo i giornalisti” pensa. Un pensiero fugace, interrotto bruscamente dalla porta che si spalanca. Eccolo là, Aurelio. “Carissimo Maurizio…” salamelecchi vari, poi cominciano a fare sul serio. Lo sanno entrambi perché si trovano faccia a faccia. Niente da temere, semplicemente c’è da pianificare.
– “Lo sai perché t’ho voluto incontrà, no?” – incalza Aurelio – “Maurì, te devi stare qua. E pure per tanto tempo. Per i soldi nun te preoccupà…”
– “Quali soldi, è che mi servirebbe una vacanza che non arriverà mai. Sa, si è lavorato molto quest’anno”.
– “E questo è nulla: l’anno prossimo c’è la Champions. Di’ la verità: un po’ di paura ce sta…”
– “Macché, ho 57 anni, si figuri se mi metto paura. E poi per me non c’è differenza tra la Serie C e la Champions”.
– “Aspetta di vedere il San Paolo in Champions, poi vediamo se non ti tremano le gambe!”
La conversazione va avanti: si parla del più e del meno, della famiglia, di calcio in generale, il tutto in un clima quasi di amicizia. Perché in fondo la Champions è stata conquistata, i tifosi sono soddisfatti e quindi il futuro è tutto in divenire. Il tempo trascorre, Pellegrini nel frattempo è disperso nei meandri della sede della Filmauro intrattenuto da Giuntoli ed Edoardo De Laurentiis. Le sigarette intanto salgono a quota cinque.
– “Ma quindi resti?”
– “Dove vuole che vada, presidente? Qua mi sento a casa”
Sì, Sarri resta al Napoli, mette la firma, un sigillo, un patto d’amore e d’onore tra il mister e i tifosi, la piazza, la squadra e la maglia. Perché quelli raggiunti quest’anno non sono traguardi, ma semplici tappe di un percorso molto più lungo. Che, il prossimo anno, si arricchirà con la Champions League. E il mercato?
– “Dimmi quali calciatori ti servono, io chiamo Cristiano e…”
– “No, presidente, ‘un l’è ir caso di fa’ questi discorsi. A me vanno bene i calciatori che ho, m’arrangio. E poi ci abbiamo quel Grassi che male non è…”
Niente da fare, il mercato è un argomento che non va giù al buon Maurizio. Che, però, è soddisfatto, è convinto della proposta che gli ha fatto il presidente. In fondo l’aveva già dichiarato durante la stagione, quando in diretta tv gli avevano chiesto come avrebbe risposto a una chiamata del Real Madrid: “Io alleno il Napoli e sarei ben felice di restare a Napoli” aveva detto all’epoca. E allora via le polemiche e le dietrologie: Sarri resta al Napoli. E anche a lungo.
– “Dai Maurì, l’anno prossimo lo vinciamo”
– “Innanzitutto, pensiamo a lavorare. Poi si vede…”
Niente, Sarri non si sbilancia. Ma lo sanno tutti che in cuor suo coltiva quella speranza. Quest’anno ha assaporato la vetta, l’ha fatta sua per un mese intero. Il sogno sfumato sul più bello, però, è solo rimandato: la speranza per l’anno prossimo è quella di competere di nuovo (e magari vincere) con la Juventus.
– “Ora te ne vai in vacanza?” conclude il presidente.
– “Macché, ‘un l’è tempo d’anda’ in vacanza. Forse vado a fare un giro a Dimaro. Un mese e mezzo vola…”
Questo incontro l’abbiamo immaginato così, ricco di particolari, passionale, istintivo, di pancia come la stagione che verrà, tutta da scrivere in un manoscritto da leggere tutto d’un fiato. Perché in fondo siamo soltanto agli inizi: la parte migliore, infatti, deve ancora arrivare.
Vittorio Perrone
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