Esplosività, grinta e fiuto del goal. Lorenzo Tonelli, il mentore Sarri e l’azzurro sul suo cammino

Maurizio Sarri non fa mercato, lo annoia, è uomo di campo alla vecchia maniera. Se fosse per lui durerebbe tre giorni e d’ora in poi dovrà rassegnarsi, suo malgrado, ad una torrida, lunga, estenuante sessione estiva. Anche se, in fondo, è lecito pensare che faccia, tra le pieghe di una genuina sincerità, buon viso a cattivo gioco. Guai comunque a sussurrare un giocatore eventualmente richiesto, non esiste, non è nel suo modus operandi. Allenatore sui generis, nell’epoca dei tecnici sempre più indirizzati verso il modello inglese, manager che stilano vere e proprie liste da consegnare alle proprie dirigenze o che, alla bisogna, le trattative le imbastiscono personalmente. Partendo da queste basi, dunque, è possibile badare ad un’ulteriore sfumatura: Lorenzo Tonelli, “ufficializzato” in sala stampa al termine della gara contro il Frosinone, rappresenta un regalo del patron Aurelio De Laurentiis a suggellare una stagione d’esordio importante, probabilmente ogni oltre aspettativa. Dieci milioni più due di bonus, cifre confermate dal diesse empolese Carli, per ricomporre un binomio fiorito, rigoglioso, sulla piana del Valdarno. E bruciare sul filo di lana il pressing di Sabatini, che sul centrale toscano ha poggiato a più riprese il proprio sguardo con l’intento di vestirlo di giallorosso.

Tonelli Empoli goal

Scuola italiana. Classe 1990, ventisei anni compiuti a gennaio, Tonelli è tutto ciò che il centrale italiano per antonomasia ha rappresentato negli anni. L’eleganza eccelsa degli Scirea, Nesta e Maldini un’eccezione. Duri, fisici, reattivi e cattivi, se necessario. Scuola tricolore, marcatore puro, poco spazio ai fronzoli. Alto 183 cm, forte fisicamente e dotato di un senso dell’anticipo naturale come calcare il rettangolo di gioco. Esplosività, ma anche accortezza, arcigno in marcatura e dotato di una discreta capacità di lettura di tempi di gioco e movimenti avversari, ha nel gioco aereo uno dei suoi punti di forza. Contraerea ma anche offensiva, con un vizietto del goal non propriamente nascosto, come attesta il suo ruolino contraddistinto da sette reti in due stagioni in A. Centrale ruvido, dicevamo, non ha nell’impostazione – è un destro naturale – il suo miglior pregio. Così come quell’irruenza, quest’anno 8 cartellini gialli ed un rosso in 26 presenze, indubbiamente da limare ad alti livelli, ma che per una retroguardia spesso cavalleresca e tra le più corrette della Serie A in determinate fasi di gioco potrebbe rappresentare un fattore che alcune volte è mancato nella stagione appena trascorsa. Un tassello di valore con cui puntellare il reparto, con umiltà ed applicazione del resto, parola del suo agente: “E’ consapevole che al Napoli non parte titolare e che i titolari hanno fatto benissimo: bisogna essere razionali e aspettare, con la Champions ci saranno tante partite e quindi aspetterà la sue occasioni”. Impossibile richiedere un approccio migliore.

Passato, presente e futuro azzurro. Tra Firenze ed Empoli, dalla nascita alla crescita calcistica. Tutta la trafila nelle giovanili azzurre, masticando calcio, sognando ad occhi aperti, sebbene la famiglia: padre chirurgo e madre insegnante, non disdegnassero un futuro all’insegna dello studio, Giurisprudenza, perché no. Ma le ambizioni non muoiono all’alba, anzi vanno coltivate giorno dopo giorno, fino a racoglierne i frutti. L’esordio con Aglietti, il 5 settembre 2010 in un Varese-Empoli, trenta minuti con cui divorare ogni zolla. L’inizio di un’avventura che l’ha visto crescere umanamente e calcisticamente, 36 presenze in due stagioni con l’ex attaccante del Napoli alla guida, con qualche affanno a smorzarne l’entusiaso degli esordi. Poi ecco Maurizio Sarri irrompere sul suo cammino. Tonelli guadagna il centro della retroguardia con continuità, certificando il proprio valore a pieno, tra i migliori centrali di categoria. Le difficoltà iniziali e l’impressionante cavalcata fino alla sofferta sconfitta nella finale playoff contro il Livorno, l’apoteosi l’anno successivo, tassello essenziale di un gruppo che finalmente ritrovava la massima serie. Al suo fianco Vasco Regini prima e Daniele Rugani poi, due nomi che in un modo o nell’altro hanno toccato l’orbita Napoli in svariate occasioni. Due stagioni in cadetteria, 80 convincenti presenze e 8 reti per strappare il pass verso il calcio che conta.

L’esordio in A. Udine, il 31 agosto 2014 ed un sogno che si avvera e muta progressivamente in una stagione eccezionale con l’attuale tecnico azzurro alla guida. Rugani l’ordine, Tonelli il braccio armato, una coppia di centrali che impressionava per concretezza ed efficienza. Ed i goal, saranno 5 al termine della stagione, in una simbiosi perfetta con il tocco di Valdifiori sui calci piazzati. Il primo, indimenticabile, al Castellani contro il Milan, meno di un quarto d’ora per prendere il tempo agli avversari e portare in vantaggio i suoi. Salvezza relativamente tranquilla e i saluti con il mister, pronto a spiccare il volo direzione Napoli. E quei segnali mai nascosti verso l’azzurro più tenue che regna alle pendici del Vesuvio perché in fondo, anche l’estate scorsa: “Napoli sarebbe stato un salto di qualità impressionante”. Niente da fare, almeno per una stagione, altre 26 presenze e 2 reti prima di chiudere il cerchio e ritrovare il suo mentore. Il trasferimento ormai cosa fatta e lo stage a Coverciano per i test della Nazionale di Conte ulteriore linfa alla quale attingere senza mai fermarsi, giusto perché l’azzurro per Tonelli non è una mera tonalità, ma molto altro.

Edoardo Brancaccio
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