Il destino, sempre lui. Beffardo, ingannevole, ma talvolta piacevolmente sorprendente. E poi in fondo il tempo vola, quindi ci si ritrova costantemente a fare bilanci. Il bilancio del Napoli, poi, è particolarmente positivo: perché circa trecentosessanta giorni fa gli azzurri erano stati eliminati dall’Europa League, erano stati catapultati fuori dalla corsa Champions e successivamente abbandonati dalla loro guida.
Lì, in quel momento al limite del drammatico, è intervenuto il destino, che ha portato in dote Maurizio Sarri. Il resto è storia recente, pagine di un libro azzurro ancora in fase di scrittura e che ha conosciuto nell’ultimo anno una serie di colpi di scena. Inattesi quanto piacevoli. Cambiano gli interpreti, cambiano le parole chiave: un anno fa il diktat era “rifondare”, “sfoltire”, oggi è “blindare”. Sfoltire, tra l’altro, non è stato facile, perché la squadra aveva subito una svalutazione a seguito degli scadenti risultati. Piazzare gli esuberi è stata una mission impossible per il d.s. Giuntoli, che, come uno dei migliori condottieri, ha preso le redini della società da mestierante navigato.
E quindi Uvini, Andujar, Radosevic, Michu, Gargano: tutti hanno salutato il Vesuvio per cercare riscatto e rilancio altrove. Ma anche Rafael, de Guzman, Zuniga: separati in casa che il d.s. Giuntoli è riuscito a piazzare soltanto a gennaio (eccezion fatta per Rafael). Difficoltà incontrate a causa di una svalutazione che aveva colpito l’intera rosa. Persino il valore di Gonzalo Higuain era crollato, complice – guarda caso – uno scherzo del destino: due rigori, due porte troppo piccole, due portieri giganti e due palloni spediti in cielo.
Si ritorna al presente: circa trecentosessanta giorni dopo a Napoli si respira un’aria diversa. E’ un’atmosfera da Champions League, è la consapevolezza di chi sa che il passato è passato e ciò che conta è soltanto l’avvenire. Perché i soldi dalla qualificazione sono arrivati e allora ADL e soci possono pianificare con tranquillità e consapevolezza, senza l’angoscia di un bilancio in passivo, di un preliminare di Champions e di una rifondazione da mettere in atto. Il diktato, oggi, è un altro: blindare. Perché eventuali cessioni porterebbero in dote notevoli plusvalenze, ma trattenere i campioni in rosa è il primo scalino verso la gloria. Niente svalutazione, solo gli interessi e gli occhi dei top club d’Europa.
Blindare, quindi, non rifondare o sfoltire. Rinnovare, soprattutto: Mertens in primis, poi Koulibaly, uno a cui il destino ha tolto qualcosa e restituito tanto, Ghoulam, Jorginho, Callejòn (che la scorsa estate ha dovuto disfare la valigia in fretta e furia). Ah, e poi Higuain! Che storia quella del Pipita. Vale la pena raccontarla: il rigore fallito con la Lazio, quello in finale di Coppa America con il Cile, l’incontro con Sarri, poi i goal, uno dopo l’altro, tasselli di un mosaico bellissimo. Da record. E oggi i 94 milioni chiesti da ADL non suscitano più le risate sprezzanti dei top club. Tutt’altro: oggi chi vuole portare alla propria corte il Pipita non può badare a spese. “Pagare moneta, vedere cammello” dice un proverbio circense. E’ l’effetto di una rivalutazione che ha coinvolto tutta la rosa. E’ l’effetto – soprattutto – del destino.
Vittorio Perrone
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