Pensavo fosse amore e invece…

Una bella fiaba, di quelle a cui aggiungere solo il lieto fine. Vissero tutti felici e contenti, o giù di lì. Gli auspici erano questi, la realtà no, differente. Spesso è così. Maurizio Sarri e Mirko Valdifiori, destini intrecciati, il coronamento di un sogno con il Golfo come splendida cornice. Anni di lavoro, sacrifici, quanto di più lontano dall’essere dei predestinati. In panchina o in mezzo al campo, rialzandosi, sempre, dopo una batosta, tra la polvere di una gavetta vissuta fino in fondo. Fino alle porte dell’Olimpo, una finestra con vista sul grande calcio.

Valdifiori sarri hamsik

Simbiosi. Tre anni insieme, cullati da una realtà in cui fare calcio è piacere, poche pressioni, competenza e voglia di far bene. La parabola empolese vissuta all’unisono, due volti della stessa semplice ma lucente medaglia. Sarri in panca, Valdifiori fonte di gioco di un collettivo che dopo le prime difficoltà, nove giornate senza vittorie, cominciò a raccontare calcio, calcio vero, oltre le categorie, senza mai snaturare un’idea costruita nel tempo. Cavalcate a perdifiato, rincorrendo la promozione in A, prima, poi agguantandola, dominando.  E la Serie A, sorprendendo anche il più ottimista dei tifosi toscani. Sarri e Valdifiori, una certezza. Il guru dalla panca ed il direttore d’orchestra. E che orchestra, melodia trasfusa nel destro del regista romagnolo, fraseggio ed incisività. Sei assist, poi otto, fino ai nove all’esordio in A, tra i migliori assist-man dello stivale e quel sogno chiamato Nazionale finalmente coronato con la convocazione e l’esordio contro l’Inghilterra allo Stadium il 31 maggio dell’anno scorso.

Pensavo fosse amore… L’approdo a Napoli, l’investitura del patron Aurelio De Laurentiis. Il regista ricercato, voluto, più di un vezzo per un uomo di cinema come il presidente azzurro. L’arrivo di Sarri che completa l’idillio, affrontare il grande salto con un punto di riferimento come guida. Difficile chiedere di meglio, ecco. Tutte le premesse per la stagione del salto definitivo, l’esperienza in azzurro da raddoppiare, consacrarsi a Napoli e allettare Antonio Conte in ottica Euro 2016. Il ritiro affrontato bene, con le stimmate dell’uomo di riferimento, play basso a schermo dinanzi alla linea a quattro. Tutto già ben inciso fin dalle prime amichevoli. Ma non sempre le storie assumono i contorni sperati, come già accennato, e quella partenza con il freno a mano tirato ne tarpa le ali e ne scava, gradualmente, il baratro. Due punti in tre gare, l’assetto iniziale con il trequartista da rivedere e accantonare. Il Brugge, il 4-3-3 e l’esplosione di Jorginho, tutto il resto è storia più o meno recente: una stagione da comparsa, nient’altro. Quindici presenze totali, sette in Europa League, 6 in Serie A, due in Coppa Italia per un computo di 1253′ giocati. Il nulla, tutto svanito al cospetto della stagione perfetta del collega italo-brasiliano, che proprio quest’oggi ha strappato il pass tra i preconvocati di Antonio Conte, un’ulteriore beffa. Tante le ragioni, dai limiti mostrati dal regista classe ’86 di Lugo di Romagna alla ferrea volontà del tecnico, che difficilmente ha fatto a meno dell’assetto che tante, immense, soddisfazioni gli ha regalato in quest’annata di esordio sulla panchina partenopea.

sarri valdifiori

Rancore. Restano i fatti: l’ambizione mutata in amarezza, quasi rancore. E le valigie già pronte, lì sull’uscio di Castel Volturno. Con il veleno nella coda, tutto nelle dichiarazioni di Mario Giuffredi, il suo agente, ai microfoni di Canale 21:”La questione di Valdifiori è chiara: il giocatore andrà via da Napoli. Se ha giocato così poco è evidente che si è scelto di non puntare su di lui. Visto che il Napoli non ha bisogno di Mirko, possiamo anche andare altrove. Ci avevano fatto promesse diverse, siamo delusi da questo ma a farcele non era stata la dirigenza bensì l’allenatore. Restare per la Champions? No, perché se la condizione deve essere quella di quest’anno, allora non conviene restare. Chi parla di alternanza in coppa con Jorginho sbaglia. I partenopei hanno fatto una scelta: in campionato ha giocato una squadra mentre in Europa League un’altra. Quella non può essere definita ‘alternanza’. L’alternanza significa che su 38 partire 16 le fa Valdifiori e 22 Jorginho, e non mi pare che questo sia accaduto. Chi capisce di calcio sa perché Valdifiori non ha giocato. Tra l’altro a causa di Sarri, Mirko ha perso anche la Nazionale. E gli infortuni di Verratti e Marchisio non c’entrano nulla. Il ragazzo era riuscito a conquistare la Nazionale lo scorso anno anche con questi giocatori al 100%. Mercato? Provo ad avere rapporti buoni con tutte le società, anche con il Napoli sia chiaro. Chi mi ha deluso non è stata la dirigenza ma altri… “. Dichiarazioni per nulla vaghe, senza badare troppo alla diplomazia, figlie di un rapporto giunto al capolinea senza dubbi di sorta. Dall’ennesima luna di miele di Dimaro ai cocci, in frantumi, da raccogliere a meno di un anno di distanza. Sarri e Valdifiori, pensavo fosse amore e invece… E invece no, un abbaglio. Sarà addio, senza rimpianti.

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Edoardo Brancaccio

 

 

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