La Serie A TIM è terminata e con essa sono terminati oramai anche le serie maggiori dei principali campionati europei, i risultati sono facilmente accessibili a tutti, basta controllare qualsiasi giornale o connettersi ad internet per poter scoprire chi ha vinto lo scudetto, chi ha vinto la classifica capocannonieri e chi è stato retrocesso nelle serie inferiori. Il discorso cambia completamente quando si tratta di andare più a fondo nella materia calcistica, quando si tratta di analizzare la parte economica, quella che poi muove effettivamente il “mondo calcio” e le società sportive in esso impegnate, qui si incontrano diverse difficoltà come la minore diffusione che ottengono i dati specialistici rispetto casomai ai video di qualche goal spettacolare ma, soprattutto, per la difficoltà che può essere rappresentata dalle interpretazioni non sempre facili dei documenti finanziari.
Proveremo quindi insieme a dare un punto di vista diverso su quello che è il Napoli, Napoli inteso non solo come gli undici giocatori che scendono in campo ma come un mondo attorno al quale ruotano diversi interessi e, in primis, quelli economici che spesso fanno la differenza tra il partecipare alle grandi competizioni e poi riuscire a vincerle. Recentissimo è lo studio intrapreso dalla KPMG (importante società che dispone di un vastissimo network di servizi professionali alle imprese nel campo contabile e amministrativo) sul valore d’impresa delle principali società europee, studio pubblicato ieri su La Gazzetta dello Sport e che merita un’attenta riflessione a mio parere per quanto concerne la situazione del club di De Laurentiis.
Lo studio ha calcolato i valori delle squadre fino al gennaio 2016 tenendo conto degli ultimi due bilanci fino al giugno 2015 (o dicembre 2015 per chi chiude il bilancio in una data posticipata) e ha messo in mostra il divario abissale che c’è tra l’Italia e altre nazioni in particolare Spagna e Inghilterra. Il Napoli con i suoi 394 milioni di euro vale circa 1/8 del Real Madrid e del Manchester United il cui valore è di oltre 2,9 miliardi di euro, anche la Juventus i cui numeri sono più del doppio di quelli partenopei impallidisce davanti a club come il Barcellona o l’Arsenal oltre ai due poco sopra citati. Non sempre però un valore maggiore indica ovviamente migliori prestazioni nei rispettivi campionati o ancor più nelle competizioni europee, sebbene il Milan ad esempio abbia quotazioni superiori indubbiamente a quelle azzurre (545 milioni di euro) le sue prestazioni in campionato sono assolutamente inferiori a quelle della squadra guidata da Sarri e in Europa neanche riescono a qualificarsi da ben tre stagioni consecutive. Questo ovviamente vale anche per altri club, il PSG e il Manchester City ad esempio nonostante investano cifre ingenti nelle diverse sessioni di calciomercato in Europa sono assolutamente inferiori per risultati raggiunti a club come l’Atletico Madrid il cui valore è nettamente inferiore ma domani avranno la possibilità di giocarsi la Champions League (592 milioni di euro per i Colchoneros contro 1,62 miliardi per il City).
Se quindi i risultati sul campo non siano necessariamente collegati al valore dell’impresa non possiamo non allargare la riflessione sul problema in generale che colpisce il calcio italiano e di conseguenza il Napoli, il bilancio aggregato delle società di Serie A è in forte perdita e la tendenza sembra aggravarsi anno dopo anno. Come analizzato da Marco Bellinazzo sul Il Sole 24 ore se lo scorso anno il rosso raggiunse i 186 milioni di euro, quest’anno supererà i 300 (379 per l’esattezza), l’indebitamento medio dei club è passato da 155 milioni a 157 e anche il valore delle plusvalenze diminuisce (-25%, da 443 a 331 milioni). L’unico dato positivo sembra l’aumento dei ricavi dei diritti TV a poco più di 1 miliardo di euro e delle presenze allo stadio con il 15% in più rispetto alla scorsa stagione. Proprio lo stadio rappresenta a Napoli uno dei temi di scontro principali tra Aurelio De Laurentiis e il sindaco Luigi de Magistris ma potrebbe essere un’arma per provare a rilanciare la società azzurra e in generale il calcio italiano.
Facendo dei rapidi calcoli è possibile evidenziare quanto l’impatto di un impianto sportivo sia significativo sull’economia di un club e tutto ciò che ne consegue (la possibilità di acquistare i migliori giocatori e garantire loro i migliori stipendi ad esempio). Se nell’anno calcistico 2013/2014 gli azzurri hanno incassato 18,8 milioni di euro dallo stadio San Paolo, i ricavi potrebbero salire in maniera esponenziale grazie alla cessazione di spese come gli affitti e al mancato uso per inagibilità del terzo anello. Insomma se pensiamo solo ad alcuni servizi accessori il Napoli perde tra mancata vendita di pacchetti vip, tour dello stadio, nuovi sponsor, nuove aree di ristorazione e di parcheggio circa 15 milioni di euro. Una semplice addizione può farci arrivare alla conclusione che la società partenopea potrebbe fatturare tra i 35 e i 40 milioni di euro solo grazie ad una nuova struttura sportiva con una capienza di 41.000 tifosi simile quindi allo Juventus Stadium. In conclusione i numeri dello studio della KPMG pongono il Napoli sicuramente non tra i primi club europei ma con investimenti mirati (stadio di proprietà, centro sportivo all’avanguardia, strutture capillari per il settore giovanile per citarne tre tra le più urgenti) potrebbe rilanciarsi in questa classifica e poter trovare un posto stabile nell’elite europea per avere la possibilità di competere sempre ad alti livelli nei più importanti tornei internazionali.