Era nell’aria, ora è ufficiale: Antonio Conte ha scelto i ventitré che andranno in Francia per i prossimi Europei. Dalla lista è stato, clamorosamente, escluso Jorginho, centrocampista del Napoli e uno dei più in forma dell’intero gruppo selezionato, studiato, analizzato da Conte. Un’esclusione che sa di beffa: Jorginho ci aveva creduto ed aveva le sue ragioni. Partendo da una stagione fantastica, in cui si è affermato come il miglior regista italiano, scalzando quello stesso Valdifiori, suo compagno di squadra, eletto all’unanimità, nella passata stagione, come play ideale. In mezzo tante prestazioni sugli scudi, ai limiti della perfezione: recordman per passaggi effettuati, capace di impostare e recuperare palloni su palloni. La classica “mente” di cui ha bisogno un centrocampo, il classico mix tra qualità e quantità che, in una squadra, non può né deve mai mancare.
Eppure non è bastato: perché Conte così ha scelto, preferendo Thiago Motta e De Rossi, sessantacinque anni in due. Lo ha fatto preferendo l’esperienza di due veterani, seppur in ombra nella stagione appena trascorsa; lo ha fatto pensando ad una squadra che ha sì quantità ma pecca, clamorosamente, di qualità. Lo ha fatto poi per altre ragioni inspiegabili: avrebbero dovuto essere convocati solo coloro i quali sono titolari nei rispettivi club, come sottolineato tempo fa dall’ex tecnico della Juventus, ma non è stato così: la stessa esclusione di Giacomo Bonaventura, per citarne uno, resta un punto di domanda veramente grande. A questo proposito avrebbe avuto il suo perché la convocazione di Manolo Gabbiadini, non certo un titolare nel Napoli, alla pari di Zaza nella Juventus, ma comunque un attaccante di assicurata qualità e capace di vedere la porta in ogni occasione. Domande a cui, molto probabilmente, non troveremo mai una risposta completa. Il tutto a causa di un dogmatismo tattico, quello di Conte, che non prevede variazioni: il modulo sarà il 3-5-2, Jorginho resta fuori anche per il fatto che, ideale, per lui, è un centrocampo a tre. Stesso cruccio di Lorenzo Insigne, che infatti, almeno sulla carta, non parte tra i titolarissimi ma che resta, tra gli attaccanti scelti, il più prolifico e continuo: pensate, rischiava anche anche lui di essere escluso dalla lista, nonostante una stagione da dieci in pagella, fatta di gol, assist e sacrifici.
Non sussiste, sia chiaro, il confronto Sturaro-Jorginho: si tratta di due calciatori che giocano in ruoli diversi, ma il senso è lo stesso. Il centrocampista della Juventus è un panchinaro di lusso, non un titolare inamovibile. Gioca, fa la sua partita quando chiamato in causa e questo è un punto a suo favore. Conte invece ha deciso di eliminare un ragazzo che, a Napoli, ha fatto la differenza e che avrebbe potuto dare il suo prezioso contributo a questa Nazionale, in una spedizione che comincia, come nella migliore tradizione italiana, sotto auspici tutt’altro che positivi. Si spera almeno che l’Italia rispetti la sua abitudine e che, da outsider, riesca a tirare fuori qualcosa di degno. Le premesse, dicevamo, sono tutt’altro che rosee e tra le “grandi” coinvolte, l’organico meno competitivo è forse proprio quello degli azzurri.
Amarezza, alla fine, per il regista del Napoli. È solo un punto di partenza, perché siamo sicuri, e scommettiamo tutto il possibile, che il futuro del centrocampo italiano porta il nome, ed il numero, di Jorginho. Nel nuovo corso, probabilmente guidato da Ventura, forse ci sarà più spazio per la qualità e, soprattutto, per i meriti. In una competizione secca come l’Europeo, l’esperienza può contare ma fino ad un certo punto.
GENNARO DONNARUMMA