Un fulmine a ciel sereno? No, non basta, troppo poco. Dopo gli spifferi con in calce la firma di Kalidou Koulibaly, ecco arrivare, impietosi, venti di tempesta sulla torrida estate azzurra. Complessa, per nulla semplice, condizionata da un mercato intricato ma forte di certezze, più o meno, incrollabili. E se le battute di Marek Hamsik restano tali, frasi di circostanza al termine di un’annata logorante, le dichiarazioni di Nicolas Higuain ai microfoni di Radio Continental prima e Radio Crc poi, aprono un squarcio vivido, difficile da tamponare a breve giro di posta. Verba volant, ma non sempre, non quando toccano nervi scoperti, quando accennano a promesse disattese, impegni non rispettati. In casi come questi, quando l’idillio tanto decantato sembra spezzarsi, le parole mutano in macigni, pesantissimi. Specialmente se raffrontate alle parole del patron Aurelio De Laurentiis, che solo due settimane fa sentenziava: “Vorrei che Higuain restasse a vita qui. Maradona è a Napoli che ha trovato la sua consacrazione, è a Napoli che è diventato un grande campione, è Napoli che ti dà quelle emozioni che la nebbia o uno schifo di cibo non ti potranno mai regalare”.
Preservare. Ma andiamo con ordine, alle frasi del capitano azzurro rilasciate ai colleghi di sport.acktuality.sk che possono, comunque, lasciar trapelare qualche crepa, seppur minimale: “Rinnovo con il Napoli dopo le prestazioni ad Euro 2016? Vedremo, ora voglio prima di tutto riposare. È stato un anno difficile, con molte partite. Voglio godermi la mia famiglia, con la quale non ho trascorso tanto tempo”. Nulla di eclatante, la premessa è d’obbligo, ma anche il dubbio, la riflessione nelle parole del classe ’87 di Banska Bystrika rappresentano un’eccezione. Eccome. Stonano se rapportate al legame indissolubile che lo lega alla piazza da nove lunghissimi anni, salvo qualche incertezza – fisiologica in un lasso di tempo calcisticamente infinito – del caso. Il punto è presto detto, l’annata conclusa rappresenta per Hamsik quella della consacrazione, livello altissimo e costante ritrovando nuova linfa, e stimoli, sotto la gestione Sarri. Cuore pulsante del gioco del Napoli, protagonista con la sua Slovacchia ad Euro 2016, un centrocampista le cui qualità sono unanimamente riconosciute a livello internazionale. Un valore che va apprezzato, cullato, mai dato per scontato, soprattutto nelle trattative di rinnovo che potrebbero legare le parti a vita. E, nota d’obbligo, trattenere un atleta simile significa garantire il giusto contorno, all’altezza di campioni in grado di fare la differenza.
Garanzie. Qui si arriva al punto, cruciale, ad un carico di dinamite esploso, fragoroso, e che difficilmente non creerà conseguenze. Schietto e sincero il fratello ed agente di Gonzalo Higuain, diplomazia riposta paciosa nel cassetto: “Gonzalo non rinnoverà il suo contratto con il Napoli. Per ora la situazione è sempre la stessa. Il Napoli continua a chiedere il pagamento della clausola per cederlo e ha il diritto di pretendere quel prezzo, ma noi abbiamo lo stesso diritto di non prolungare il contratto. L’anno prossimo decideremo cosa fare, potremmo anche andare a scadenza nel 2018. Siamo arrivati a Napoli con un progetto da Champions League, che puntava allo Scudetto, con un miglioramento delle strutture e tanta voglia di crescere, ma la risposta della società non è stata corretta. Lui è un professionista e rispetterà il contratto, ma a queste condizioni non rinnoveremo”. E se il primo stralcio di dichiarazioni può ravvisare un semplice muro contro muro, strategia pura e semplice al cospetto di una clausola mostruosa, anche per un bomber tra i più spietati al mondo; anche se si abbina una devastante efficacia sotto rete a doti tecniche fuori dall’ordinario, la chiusura del cerchio assume contorni ben differenti. Quando si scava nel passato, rivangando promesse non mantenute, garanzie mai avvicinate, ogni singolo nodo giunge al pettine. Perché gli appunti fatti alla dirigenza partenopea, alla gestione De Laurentiis che in oltre dieci anni ha mostrato indubbia lungimiranza, ottimi risultati, una crescita esponenziale e progressiva ma anche qualche limite, vengono colti a piene mani, soprattutto, dai campioni di primo piano in rosa. Promettere la luna e neanche sfiorarla può rappresentare un boomerang che spariglia progetti e programmi futuri. Urge, e simili dichiarazioni ne sono una conferma, una società all’altezza non solo delle ambizioni della piazza, ma delle esigenze degli stessi tesserati. Dopo dodici anni di gestione, disegnati in quel passaggio da semplice ed effimero pezzo di carta all’elite del calcio che conta lungo una cavalcata entusiasmante, la sensazione che l’apice delle possibilità sia stato raggiunto va scacciata, o assecondata, a seconda dei casi.
Il bivio. Un nuovo step, d’obbligo, richiesto a piena voce: “Il Napoli sta pensando di acquistare giocatori giovani e di prospettiva mentre noi vogliamo vincere e con questa politica è molto più difficile. La Juventus vince perché ha una struttura più forte, perché i giocatori sono più forti. Non ho parlato con Sarri, ma credo che anche il tecnico abbia chiesto alla società certi giocatori per rinforzare la squadra. Forse il mio pensiero è in contrasto con quello del Napoli o forse conviene arrivare al secondo posto e giocare la Champions, ma noi vogliamo vincere“. Certo, lo stesso Higuain ha alzato fin troppo il tiro, valutazioni su trattative portate o meno a termine non rientrano nella sua discrezione (LEGGI QUI), passare il limite delle proprie competenze resta un errore anche se a tutela degli interessi del proprio assistito. Resta tutto il resto, al netto di qualche sassolino lasciato per strada in seguito a dichiarazioni poco gradite: la richiesta, inappuntabile di una crescita totalizzante. Dal punto di vista strutturale, dirigenziale e degli investimenti. Nel caso fosse impossibile, fuori portata, regolarsi di conseguenza. Dopo un’annata simile, tra record polverizzati e l’orizzonte che porta, definitivamente, ad obiettivi ambiziosi, la transizione definitiva è l’unica strada per l’ulteriore crescita. Un vero e proprio bivio, scegliere, insomma, cosa diventare da grandi. Nulla di compromesso, quanto fatto non può essere messo in discussione, nella maniera più assoluta. Ma per il passo successivo, per trattenere ed acquisire top player, per puntare a vincere per davvero, l’amore per la piazza ed il legame smisurato con tifosi partenopei non sarà sufficiente, questo è certo.
Edoardo Brancaccio
Articolo modificato 29 Giu 2016 - 12:55