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Italia ’90, Bergomi riapre la polemica: “Non me ne vogliano i napoletani, ma se avessimo giocato a Roma…”

Ci risiamo. Sono passati 26 anni, e quella stramaledettissima semifinale del Mondiale 1990 tra Italia e Argentina, giocata a Napoli, fa ancora discutere. O meglio, fa discutere proprio il fatto di averla giocata al San Paolo. L’accusa è sempre la stessa: che i napoletani, quella sera, abbiano fatto il tifo per la squadra del loro idolo, Diego Armando Maradona.

Ma chi era a Fuorigrotta la notte del 3 luglio 1990, ricorda benissimo come è andata: semplicemente che, nei confronti della Nazionale albiceleste, non ci fu clima ostile. L’inno dell’Argentina venne applaudito, quello dell’Italia cantato a squarciagola. Insomma, una partita che si giocò in un clima di sportività di cui Napoli diede l’ennesimo esempio: l’esatto opposto di quanto accadde all’Olimpico di Roma qualche giorno dopo, quando l’inno dell’Argentina, prima della finale contro la Germania, fu sommerso dai fischi dei tifosi italiani.

Sull’argomento è tornato quest’oggi Beppe Bergomi, voce tecnica di Sky Sport che all’emittente satellitare ha dichiarato: “Non me ne vogliano i miei amici napoletani, ma se in quel Mondiale l’Italia avesse giocato sempre a Roma, forse saremmo arrivati in finale e avremmo vinto”. Magari qualcuno potrebbe ricordare a Bergomi che, se Zenga non fosse uscito a farfalle sul gol di Caniggia a 20 minuti dalla fine, con l’Italia in vantaggio, supplementari, rigori e conseguente sconfitta sarebbero stati evitati. E invece no: come al solito, meglio dare la colpa a Napoli e i napoletani. L’esercizio più facile da fare.

Vincenzo Balzano

Twitter: @VinBalzano

Articolo modificato 10 Lug 2016 - 16:02

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