Un muro solido, poi, per le eventuali crepe, ci sarà tempo. Del resto, il mercato non offre garanzie, certezze, mai. Ma la linea del patron Aurelio De Laurentiis è chiara: l’imperativo è trattenere i big, salvo situazioni limite. Limes, linea di confine che varia a seconda dei casi, tra pieghe e sfumature di questa sessione estiva. Per Gonzalo Higuain è tratteggiata da una clausola mostruosa, un fiume di milioni che libererebbe, senza possibilità di repliche da parte della dirigenza azzurra, il centravanti argentino. Nessuno sbocco simile, invece, per Kalidou Koulibaly, tutto nelle mani del Napoli. Fa gola, eccome, il fiore all’occhiello della retroguardia partenopea. Rivelazione assoluta della linea linea Maginot disegnata con fare certosino da Maurizio Sarri la scorsa stagione. L’annata del franco-senegalese classe ’91 è stata stupefacente, doti e qualità ben in evidenza che ne hanno ampliato a dismisura lo stuolo di pretendenti. La conseguenza è fisiologica, con numerosi club europei, soprattutto d’oltre Manica, pronti ad offrire ponti d’oro al centrale ex Genk.
Garanzie. Partiamo, intanto, da una convinzione. Il pacchetto di centrali è stato confezionato con ampio anticipo e grande soddisfazione del tecnico. Al trittico composto da Koulibaly, Albiol e Chiriches, caposaldo della seconda miglior retroguardia dello scorso campionato – 32 reti subite – è stata aggiunta una vecchia conoscenza del tecnico tosco-partenopeo: Lorenzo Tonelli. Assortimento perfetto, due centrali eleganti, capaci di impostare, giostrare da registi aggiunti nel caso la pressione sul portatore a metà campo divenga asfissiante, Albiol e Chiriches. E due marcatori puri, agonismo, senso dell’anticipo e forza fisica, Koulibaly e Tonelli. Un cerchio chiuso già al termine della passata stagione, quando dopo la sfida contro il Frosinone il presidente partenopeo annunciò l’acquisto del difensore empolese. Un mix al quale è difficile fare più di un appunto, per il resto c’è il manico del tecnico ex Empoli.
Variabile serba. Equilibrio perfetto, dunque, di quelli da non scalfire. Guai a spostarne un tassello, anche solo di un millimetro. Ma, c’è sempre un ma, perché è sempre doveroso poggiare più di uno sguardo sulle ragioni che il mercato impone. Su Koulibaly, come già accennato, il pressing dalla Premier è sempre più marcato, asfissiante. Offerte sontuose che hanno intricato non poco il nodo rinnovo, tra i più incerti nel piano su vasta scala delineato quest’estate dalla dirigenza azzurra. Everton in prima fila, più defilato – ma sempre guardingo – il Chelsea di Antonio Conte. L’interesse dei Toffees è certificato, Ronald Koeman vorrebbe farne la colonna portante del suo nuovo corso nel Merseyside ma al momento dalla terra d’Albione scarseggiano offerte in grado di far balcollare le convinzioni, solidissime, in casa Napoli. Nel caso l’offerta salisse di livello, superasse il muro dei 50 milioni il discorso muterebbe in maniera radicale, ovvio. Ed in quel caso, tutte le piste porterebbero ad una vecchia fiamma, sopita, ma mai definitivamente spenta. Quel Nicola Maksimovic inseguito a lungo, un corteggiamento infinito spezzato dalle pretese fin troppo esose del patron Urbano Cairo. Quella appena trascorsa non è stata di certo una stagione fortunata per il classe ’91 serbo, l’accordo con il calciatore, dall’altro lato, è ormai confezionato da tempo. La strada in tal senso sarebbe spianata, con uno sconto sulle eccessive richieste che resero il passaggio dell’ex Stella Rossa in riva al Golfo una dei tormentoni della scorsa sessione estiva. Le linee guida ben incise nella strategia della dirigenza partenopea: pianificare, sempre, senza lasciare nulla al caso. Più di un vezzo, un vero e proprio obbligo.
Edoardo Brancaccio
Articolo modificato 9 Ago 2016 - 14:04