E’ calcio d’estate, quello praticato con la speranza più che la cattiveria agonistica da risultato, con i ritmi blandi di chi non vuole strafare, con le squadre dilettantistiche a fare da contorno. Perché la stagione incombe e le gambe, in un modo o nell’altro, vanno sciolte. E’ calcio d’estate: varrà poco, ma non per Sarri, che nel frattempo scrive tutto ciò che vede. E’ calcio d’estate e passa in secondo piano di fronte a sua maestà il mercato.
A Dimaro, provincia di Napoli, il mercato ruota interamente intorno al nome di quell’ormai novello Giuda Gonzalo Higuain, al suo passaggio alla Juventus e alla ricerca di un eventuale sostituto. E se il vicario del Pipita il Napoli l’avesse in casa, dimenticato nella rosa dei papabili uomini mercato? Manolo Gabbiadini, in fondo, il suo valore ha avuto modo di dimostrarlo, pur con una visibilità ridotta causa un Pipita formato record. E così, mentre in tutto lo Stivale va in scena l’Higuain-mania, a Trento il Napoli scende in campo contro i padroni di casa (solo geograficamente, visto che i tifosi azzurri hanno ormai colonizzato l’intera regione). Centravanti d’eccezione, Manolo Gabbiadini, che lotta, s’impegna e sgomita, quasi a voler dimostrare qualcosa.
Risultato: due reti (la gara termina 4-0 in favore degli azzurri), quelle che sbloccano la partita. Il mancino è carico, esplosivo e al tempo stesso raffinato, ricercato in un panorama calcistico che non offre talenti così cristallini. Già, di Manolo ce n’è uno: per caratteristiche, per fame, per talento. Due goal che suonano come un invito a Sarri o a chiunque sarà il suo prossimo allenatore. Perché il calcio d’estate viene surclassato dal mercato e Manolo, in questo senso, fa gola a molti. Resterebbe solo in un caso: giocarsi la tanto agognata maglia da titolare.
Manolo segna ma al tempo stesso è partecipe del gioco: scarica ai centrocampisti, rifinisce, imbecca gli esterni. Si adegua, insomma, al centravanti Sarriano, più simile a un regista offensivo che a un goleador vecchio stampo alla Pippo Inzaghi. Sì, il migliore in campo della gara con il Trento è lui: Manolo Gabbiadini, classe e potenza, talento e esplosività, apollineo e dionisiaco. Vero, là fuori c’è il mercato che impazza, ma ciò che conta è il campo: lui, nel frattempo, fa il suo mestiere, segna e – chissà – manda messaggi.
Vittorio Perrone
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