Tanti auguri capitano: napoletano di adozione, calciatore, uomo, bandiera vera degli azzurri

“Dove Tu seiquellaè Casa”. Una dichiarazione di amore, netta, concreta, sincera, spontanea, tra le più belle della letteratura mondiale. È un pezzo, piccolissimo, di romanticismo che oggi non esiste più e che, traslitterato nel mondo del calcio, ad apparenza non avrebbe più valore. Eccetto per poche persone, rari casi di una razza in via di estinzione, ultimi rappresentanti di un clan, quello dei campioni, che sempre più preferiscono il richiamo del vil danaro ad emozioni e sentimenti. Tra le eccezioni, a Napoli, esiste Marek Hamsik. Slovacco, per caso; napoletano, di adozione. Calciatore, uomo, bandiera vera che oggi compie ventinove anni. Una vita, letteralmente, in azzurro. 

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando, nel lontano duemilasette, per essere precisi il quindici agosto,  quello slovacco di vent’anni si innamorava di Napoli, subito ricambiato: prima partita, primo gol, magia, scintilla, colpo di fulmine: non ci crederete ma è stato così, fantastico. Nessuno ci avrebbe scommesso più del dovuto eppure, a distanza di quasi un decennio, siamo ancora qui a parlare di quel talento acquistato per pochi milioni e che presto sarebbe diventato quel che è oggi. Maglia numero diciassette, proprio a sfidare la sorte e, quello che è un numero universalmente noto per essere associato alla sfortuna, suhamsik gabbiadini valdifioril campo da calcio è diventato la provvidenza. Petto in fuori, cresta alta, azzurro indosso, una seconda pelle, più dei tatuaggi che, in egual maniera, tanto dicono sul suo rapporto  viscerale con la città e la gente di Napoli.  Slovacco, lo ripetiamo, per caso: Banská Bystrica solo sulla carta di identità, una pura coincidenza. Il resto è solo partenopeo ed il futuro prossimo, soprattutto quello, anche. 

Più di una scelta di vita, questo è amore, vero per giunta, quasi come tra madre e figlio. Napoli ha accolto Hamsik, lo ha coccolato, continua a farlo; lo ha amato, ricambiata, e continua imperterrita a dispensare le sue premure a quel diciassette che mette sempre d’accordo tutti, col suo sorriso, la sua semplicità, anche quando le cose non vanno nel verso giusto e sembrano non profilarsi certezze all’orizzonte: lui no, è sempre lì, perché è per l’appunto una certezza, il punto di partenza e di arrivo, ogni anno. Lo si critica, lo si attacca, lo si ama, ma Hamsik è oggi il Napoli, il Napoli è oggi Hamsik. Non è un dato di fatto, ma la logica che sorregge un intero rapporto nato per caso, alimentato col tempo e sbocciato, subito, in qualcosa di più grande, di inspiegabile, quasi irrazionale. Capitano in campo, fuori, a trecentosessanta gradi e sotto ogni sfumatura. Quando si dice che i soldi sono importanti, ma non tutto e, in particolare, hanno poco o nullo valore dinanzi a certe altre cose che rappresentano il vero senso della vita: amore, lealtà, legame. Il tutto riassunto sotto il segno dell’identità: perché Marek oggi rappresenta soprattutto questo, identità partenopea, orgoglio napoletano.

Auguri Capitano, nostro Capitano. Auguri a te, che hai scelto una città da rappresentare e che di altre cose te ne sei sempre fregato. Auguri a te che onori la maglia, nel vero senso della parola, anche non baciandola: la senti tua, ed in effetti lo è. Auguri perché da nove anni siamo insieme e, speriamo di viverne altrettanti nel futuro. Perché quelli come te, pochi, purtroppo, non dovrebbero mai smettere. Ricordano, una tantum, che il calcio è soprattutto amore e che questo scavalca qualsivoglia tipo di logica. Per un Lavezzi che parte c’era Hamsik. Per un Cavani che parte, c’era Hamsik. Per un Higuain che parte c’è Hamsik, a ricordare che qualcosa vale più di una coppa. E domani? Ancora, e sempre, Hamsik. Auguri Marek!

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