L’economia del calcio implica ragionamenti che esulano e vanno ben oltre il semplice affarismo da ombrelloni dei tifosi italiani. Direttore sportivi e allenatori per un mese, improvvisati il più delle volte. Perché in fondo il calciomercato fa parlare di sè, passa di bocca in bocca come un pettegolezzo da paese di provincia.
Spendere è la logica, cambiare l’imperativo categorico, nella convinzione che il nuovo sia sempre meglio. Quando parte un big, poi, i consigli sul da farsi abbondano, senza considerare che una disponibilità economica di tale portata possa rappresentare un’arma a doppio taglio. I novanta milioni che il Napoli ha incassato dalla cessione di Gonzalo Higuain si sono rivelati una spada di Damocle sulla testa di De Laurentiis, costretto da un lato a spendere per rincuorare una piazza voltagabbana, dall’altro ad accelerare tempi e costi per spropositate richieste e per un’impreparazione generale alla partenza di “quello lì”.
Ma l’economia calcistica non è fatta soltanto di spese folli: prima di sborsare i fatidici 60-70 milioni per Icardi, un ragionamento sul reale valore dell’argentino andrebbe fatto. Soprattutto perché nel mondo del pallone contano anche altri fattori: non si vince soltanto a suon di milioni, ma anche con un progetto lungimirante che possa valorizzare il duro lavoro di una società. Specialmente se quest’ultima rappresenta il quinto fatturato d’Italia. Sì, ci sono anche altri modi di spendere i 90 milioni di Higuain. Anche perché, mentre all’ombra del Vesuvio va in scena il dibattito su quanto abbia perso il Napoli dopo la partenza di “quello lì”, a Roccaraso la Primavera prepara inosservata la nuova stagione. La Youth League incombe e accogliere le migliori Academy d’Europa sui terreni di Sant’Antimo o Frattamaggiore non pare così un’idea così suggestiva. Le strutture in ambito giovanile sono carenti e questa è cosa risaputa: il Napoli fa allenare 8 rappresentative al centro sportivo di Sant’Antimo, che dispone di un solo campo ad undici (sintetico). E che, tra l’altro, non è nemmeno di proprietà di Aurelio De Laurentiis.
Lo scorso anno, all’indomani della cessione di Romagnoli al Milan per 30 milioni circa e della trattativa saltata tra Napoli e Juventus per Rugani, De Laurentiis annunciò una grossa rivoluzione in ambito Scugnizzeria: “Vogliamo potenziare il settore giovanile. Ho parlato con tre Sindaci per una cittadella del calcio giovanile, con le tre squadre della cantera, le scuole, l’alberghetto per gli stranieri, i campi, palestre, piscine e molto altro”. Un progetto che insomma si basava sul modello delle Academy dei club più blasonati, soprattutto quelli inglesi. Un esempio da seguire potrebbe essere quello del Chelsea, vincitore per due anni di fila della Youth League. Progetto che, a distanza di un anno, è rimasto incompiuto, abbandonato al suo destino come un’idea campata in aria tra due amici: “Ricordi quella volta che…”. Già, ricordi quella volta in cui parlasti di Scugnizzeria, Aurelio? Alla presunta cittadella dello sport non si è nemmeno più accennato. Puf, un progetto svanito nel nulla come neppure i migliori prestigiatori sono in grado di fare. E’ evidente che un intervento economico serio sia necessario e quasi doveroso nei confronti dei ragazzi che sognano di vestire la maglia azzurra. Molti gioielli di questa terra migrano verso lidi meglio organizzati: Donnarumma capitana la squadra di quei ragazzi il cui futuro avrebbe potuto tingersi d’azzurro.
Spendere con lungimiranza è il metodo: la qualità nelle terre limitrofe non manca di certo, a venir meno è l’organizzazione. Se il Napoli trovasse una quadratura del cerchio, potrebbe raggiungere i livelli del settore giovanile dell’Ajax grazie alle risorse delle scuole calcio campane (la Scuola Calcio Azzurri di Torre Annunziata si è classificata seconda al torneo di Göteborg, come unica rappresentante dell’Italia in una rassegna di portata mondiale). La verità è che per credere nei giovani bisogna investire in loro (è anche un po’ lo specchio del Belpaese): il Milan investe circa 10 milioni l’anno, lo stesso fa la Juventus vincitrice del torneo di Viareggio, circa 6,5 milioni l’Inter li riserva proprio alla Cantera. A Trigoria, in casa Roma, e a Vinovo, quartier generale dei bianconeri, i ragazzini possono passeggiare e chiacchierare con campioni del calibro di Totti e Buffon. Cosa che invece a Napoli appare improbabile: la squadra maggiore vive in un continente completamente diverso ed estraneo alle selezioni giovanili.
Le capacità imprenditoriali ci sono, i soldi – a quanto pare – anche, allora perché non rendere Napoli una bellissima realtà anche in questo ambito? Non è dalle sei qualificazioni consecutive in Europa che si giudica un top club, ma anche dalle risorse, dalle strutture e dal modo di far crescere i propri ragazzi.
Vittorio Perrone
RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo modificato 3 Ago 2016 - 01:38