Reina 6: Poche le colpe sui due goal: non può molto sulle due conclusioni ravvicinate di Benali prima e Caprari poi. Mette una pezza su un’incursione di Biraghi, evitando la capitolazione dopo appena dieci minuti di gioco.
Hysaj 5: Annichilito sulla sua corsia di competenza da Biraghi (sfiora il 2-0 in avvio) e Caprari (quando svaria sul fronte laterale). Gli sguscianti ragazzi di Oddo sembrano andare a velocità doppia e lui fatica non poco a prendere le misure. Gigioneggia con la palla nella propria area di rigore causando spavento e preoccupazione. Cresce in fase offensiva, poi, con il passare dei minuti.
Albiol 4,5: Pronti, via e lo scatto iniziale è già un incubo. Nella prima mezz’ora di gara il Pescara buca la retroguardia del Napoli con una semplicità disarmante. Una lama nel burro, questa terribile combriccola in bianco e azzurro. Albiol e compagni sbandano, si fanno infilare prima da Benali e poi da Caprari. Un incubo. Il tempo per rimediare, fortunatamente, abbonda.
Koulibaly 4,5: Le insistenti sirene di mercato squillano nella mente, non accennano a diminuire nei decibel: il difensore senegalese ne risente e non poco. Benali scompare dai suoi radar e da quelli del collega Albiol, addirittura Caprari s’infila tra i due centraloni azzurri per battere Reina. Peccati d’inesperienza, o, più verosimilmente, una giornata storta.
Ghoulam 5: La catena di destra lo schiaccia come un rullo compressore: Zampano e Benali sono dei furetti impazziti, difficili da marcare e da inseguire. Dalla sua parte nasce il goal del raddoppio. Lui va in affanno e nel finale anche in debito d’ossigeno.
Allan 5: Evanescente. Lotta come può ma senza il piglio e la ferocia agonistica di sempre. Si vede murare una conclusione nel primo tempo, poi sparisce dai radar anche in fase offensiva.
Valdifiori 5: Nella prima frazione la manovra del Napoli è lenta e compassata: le colpe ricadono anche su di lui. Il pochissimo movimento dei compagni non favorisce il suo scomodo lavoro in cabina di regia, lui si rifugia nel porto sicuro dei passaggi corti, ma gli errori continuano a sprecarsi.
Hamsik 5: Sbiadito, l’ombra del capitano visto e ammirato nelle ultime otto stagioni (poche, eh?). Forse la calura estiva, o forse (più verosimilmente) una condizione fisica ancora precaria, destinata inevitabilmente a migliorare con il passare delle settimane. Siamo solo agli inizi, in fondo. (Dal 71′ Zielinski 6: Qualche piccolo e apprezzabile spunto. Il ragazzo si farà).
Callejòn 5,5: Il lavoro oscuro è il solito, i tagli anche. Talvolta, però, scompare definitivamente, complice anche la scarsa abilità dei compagni nel servirlo. Cerca spazi quando ottiene il pallone tra i piedi ma affonda pochissimo il colpo.
Gabbiadini 4,5: Non pervenuto. Un solo tentativo, respinto dalla organizzatissima difesa di Oddo. Per il resto, appare spaesato nel ruolo di 9 puro: pochissimi i movimenti, praticamente nullo il contributo alla (già di per sé sterile) manovra offensiva azzurra. Rimandato in attesa di un giudizio più probante: tranquillo Gabbia, il tempo abbonda. (Dal 53′ Milik 6: Due spunti e due conclusioni, entrambe neutralizzate dal portiere. Inizialmente parte in sordina, poi accelera una volta trovato il feeling con Mertens. Promosso con la sufficienza, in attesa di giudizi più probanti e veritieri).
Insigne 4: Forse l’emozione del ritorno in quella città che, con Zeman, lo rese grande. O forse le polemiche per il mancato rinnovo e qualche mal di pancia di troppo. Fatto sta che all’Adriatico di Insigne non v’è traccia: in campo va un alter ego (scarso, lasciatecelo dire) che passeggia. Zero i guizzi, pochissimi (e scialbi) i tentativi di scardinare la perfetta retroguardia abruzzese. (Dal 53′ Mertens 7,5: Un lampo di luce. Leader carismatico e folletto imprevedibile, prende per mano la squadra e la conduce verso un’insperata rimonta. Chi avrebbe scommesso un solo euro dopo aver visto il Napoli in bambola nel primo tempo? Colpo di scena, entra Mertens e la partita cambia. E se quel rigore fosse stato convalidato…)
Sarri 5,5: Urla e sgomita, chiede più movimento e velocità. La squadra – però – è assente, lenta e compassata, ancora lontana dalla forma e dalla condizione migliore. Forma fisica, mentale ma anche e soprattutto tattica. Cambia completamente il volto alla partita con la mossa audace di mandare in campo l’emme al quadrato (Mertens-Milik) ad inizio ripresa, ma l’interrogativo persiste come un tarlo nella mente: e se il folletto belga fosse partito titolare?
Vittorio Perrone
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Articolo modificato 21 Ago 2016 - 23:42