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Quello sguardo di Mertens, folletto azzurro pronto a convincere ancora Sarri

È quando tutto va storto che… potrebbe andare ancora peggio. Massime di vita – discutibili – a parte, all’Adriatico qualche scheletro nell’armadio napoletano s’è divertito a venire fuori. Proprio sul meno bello, proprio quando non ce n’era bisogno, proprio quando sembrava l’ultimo dei problemi: colpa di una notte iniziata col mal di campionato, e senza un’ancora a cui appigliarsi. Ché il mare in tempesta lo si affronta se si ha il guizzo innato e la naturale propensione ad affrontare le avversità con lucidità: ed ecco perché Sarri è indiscutibilmente il vero top player di questa squadra.

LA RISOLVE DRIES. Ed ecco perché è il solo a poterla cambiare, il mister. Certo, la compartecipazione è d’autore: fa e disfa Dries Mertens lì in mezzo. Che va dentro con Milik come la più naturale delle sostituzioni: c’è un Insigne vittima di richieste strampalate e di giocate d’alta scuola mai riuscite, c’è un Gabbiadini spento e schiacciato dalle responsabilità. Pardon: c’erano. E il Napoli si fa più azzurro, con brio e caparbietà riesce ben presto a scrollarsi parole e salsedine, un’estate intera di silenzi e dichiarazioni a vuoto. Fino al gol. O meglio: fino a quello sguardo del folletto belga. La mette, pure bene, pure bella: visto danzare quel destro sul secondo palo alle spalle di Bizzarri, poi si gira verso la panchina con gli occhi sbarrati.

LO SGUARDO. Parlava, quello sguardo. Loquace come sanno essere le pupille dilatate, come sa essere un animo infuocato ed arrabbiato. Non è un mistero che Mertens avrebbe voluto giocare dal primo minuto: sta bene, benissimo. E s’è visto subito, e lo sapeva anche Sarri. Questione di meccanismi, si obietterà: intanto, quegli occhi avevano ragione. Uno-due, spazio al pareggio. Pochi minuti bastano e avanzano se hai lo sguardo giusto. Dries se l’è portato anche nel personale raddoppio: ha preso la palla sotto al braccio, l’ha riportata a centrocampo e s’è fermato, intento a fissare l’angolo di paradiso che quel momento di puro godimento calcistico gli stava regalando. Non era più il doppione di qualcuno, ma una carta già pronta per fare la differenza nella più lunga delle partite. Il taccuino del maestro toscano ha già preso nota: gli occhi non mentono mai. 

PRESTARE ASCOLTO. E non mente il campo: insindacabile come pochi frammenti di vita. Il prossimo step? Fermarsi a riflettere: cos’è andato storto, cosa non è cambiato. I due cazzotti degli abruzzesi risuoneranno per tutta la settimana, a mo’ di allarme, di sveglia da usare negli ultimi giorni di mercato. Ecco, step due: parlarsi e confrontarsi. Soprattutto: prestare ascolto. Perché questa è una rosa che vale, e vale la pena che la si completi. Quindi, sentire cos’hanno da dire quegli occhi, quello sguardo: se parlerà così ci sarà pure un motivo. Dries, in fondo, l’ha già detto. E l’ha fatto nel migliore dei modi: senza parole su un prato verde. Fossero tutti così i mal di pancia…

Cristiano Corbo
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Articolo modificato 22 Ago 2016 - 01:15

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redazione