Son passati più di 50 anni (54 per la precisione) ma da quella parte ancora ci credono. La scaramanzia è il pane quotidiano dei tifosi del Benfica, costretti ormai a tener conto di una maledizione che dura da ormai mezzo secolo. “Il Benfica non vincerà nessuna coppa europea per oltre cento anni”: fu l’allenatore ungherese Belà Guttman, nel lontano 1962, a pronunciare queste poche ma fatidiche parole: da allora il Benfica in Europa si è sempre rivelata una comparsa, pur andando vicinissimo alla vittoria in più di un’occasione: ben otto le finali perse, l’ultima – in ordine di tempo – quella contro il Siviglia nel 2014 allo Juventus Stadium. Una gara persa ai rigori che ha reso più forte lo spettro di quella maledizione. Belà Guttman, però, aveva tutti i motivi di calunniare sportivamente il suo club, che, dopo averlo visto sollevare la Champions League, lo licenziò in tronco. Il motivo? Il club non voleva pagargli il premio in denaro richiesto dal tecnico, che nel frattempo aveva chiuso il campionato con un terzo posto, dietro gli odiati rivali dello Sporting Lisbona.
Di campionati, nel corso degli ultimi 50 anni, il Benfica ha fatto incetta: l’ultimo l’ha vinto proprio staccando lo Sporting di appena due punti. Ora si presenta all’appuntamento in Champions in un girone ostico quanto, però, equilibrato: Napoli, Dinamo Kiev e Besiktas. Poteva andare meglio? Certo, ma anche decisamente peggio. C’è da dire che i campioni portoghesi hanno perso durante il mercato Renato Sanches, passato al Bayern Monaco per 35 milioni, e Nico Gaitan, che ha preso la via di Madrid (Atletico) per una cifra superiore ai 25 milioni. Nelle prime due partite della nuova Liga NOS ha conquistato quattro punti, battendo per 0-2 il Tondela fuori casa ma pareggiando tra le mura amiche con il Vitoria Setubal. Per alleviare il dolore, il club lusitano ha regalato ai tifosi la permanenza di Jonas, capocannoniere della scorsa Liga portoghese, e ha arricchito di scommesse l’organico: su tutti Franco Cervi, esterno arrivato per circa quattro milioni dal Rosario Central, e Zivkovic, centrocampista classe ’96 prelevato dal Partizan Belgrado. Spiccano anche il ritorno di Konstantinos Mitroglu e l’ingaggio a parametro zero di Andrè Carillo, esterno strappato ai rivali dello Sporting.
Nell’ultima gara di campionato Rui Vitoria ha schierato i suoi con un accademico 4-4-2: Julio Cesar tra i pali, Semedo, Lindelof, Lopez e Grimaldo a comporre la linea difensiva; Salvio e Cervi sugli esterni, Fejsa e Horta in mediana e il duo d’attacco Pizzi-Mitroglu. Curiosità: Lindelof è stato valutato, in orbita Napoli, tra i papabili rimpiazzi di Koulibaly nel caso in cui il senegalese avesse deciso di cambiare aria. Una valutazione di mercato eccessiva, superiore ai 30 milioni, ha però spaventato ADL e soci.
L’ultimo incontro tra Napoli e Benfica risale al 9 agosto 2013: era il giorno dell’esordio – con goal – di Gonzalo Higuain. In gare ufficiali, azzurri e lusitani si sono dati battaglia nel 2008 per i preliminari dell’allora Coppa Uefa: 3-2 il punteggio per Reja e i suoi ragazzi al San Paolo, 2-0 per il Benfica allo stadio Da Luz. Di fatto, il sogno europeo degli azzurri s’infranse là. Ora, però, la rivincita è alla portata: la vendetta, anche quella sportiva, è un piatto che va servito freddo.
Vittorio Perrone
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