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L’affollatissima mente e la gioia della doppietta: piacere, Arkadiusz Milik

Che buffa, l’emozione. Mi logora lo stomaco pensare che fra pochi minuti esordirò qui, al San Paolo. E dal primo minuto, per giunta. Le esperienze in Champions e l’Europeo mi hanno insegnato a contenerla, ma l’ansia del debutto va oltre la razionalità umana e i consigli inculcatici da giovani. Proviene dal profondo, è una mistura di sentimenti contrastanti che – sono sicuro – possono aiutarmi a fare bene. Ho saputo che i tifosi napoletani, i miei nuovi sostenitori, hanno trascorso la notte nei pressi di un albergo per aspettare un loro ex beniamino che in realtà non era lì. Uno scherzo del destino, senza dubbio. Non ho letto altro, ero troppo preso dalla partita di stasera. Mi dispiace per loro, è una dimostrazione di quanto amino i propri beniamini. Mi hanno raccontato bellissime storie sul San Paolo, mi hanno parlato dell’inno della Champions che da queste parti diventa uno sprone per i calciatori e che arriva dal profondo del diaframma. Non vedo l’ora di giocarla, la Champions. E forse è anche un bene che la società stia cercando un altro attaccante, che i tifosi siano distratti dalle voci di mercato. Forse, oggi, riusciranno a perdonarmi qualche errore di troppo. Ora, però, meglio smettere di pensare: è ora di andare in campo.

Questi primi minuti sono stati più difficili di quanto pensassi: palloni giocabili, pochissimi. Ho provato a scambiare un po’ con Mertens, io e lui in amichevole ci siamo trovati a memoria. Merito dell’Eredivisie, credo. C’è già un feeling particolare tra di noi: con l’Herta mi ha fornito l’assist per il mio primo goal, io ho ricambiato qualche minuto dopo. Poi è arrivato il Pescara: un peccato per come sia andata quella partita. Ho dato il massimo ma sono sicuro: posso fare meglio. E lo dimostrerò stasera, non appena Mertens farà partire un cross verso di me. Me lo sento. Eccolo, Dries: l’hanno appena imbeccato con un bel filtrante. Lo vedo lasciar partire una parabola geometricamente perfetta. Entra, goal! No, palo! Il pallone rimbalza stranamente verso di me, il tempo si ferma e il mondo intorno a me crolla. Ci siamo solo io e il portiere: è un attimo, un millesimo di secondo che dura un’eternità. Forse ho scoperto un meccanismo in grado di fermare il tempo. Calcio in modo istintivo e il risultato è disastroso: non posso crederci. Eppure il pallone disegna una traiettoria beffarda, al limite dell’assurdo: è goal! Ancora non ho realizzato, temevo di aver ciccato clamorosamente e invece mi trovo a gioire per il mio primo goal ufficiale. Non so neppure come esultare, abbraccio timidamente i miei compagni mentre sento lo stadio urlare il mio nome. “Arkadiusz..” incalza lo speaker. “MILIK!” scandisce all’unisono il pubblico. Non sono tantissimi su quei sediolini rossi e sbiaditi, eppure fanno baccano. Sì, sono felice.

Sì, sono felice. Anche perché adesso stiamo giocando davvero bene. Ora possiamo approfittare di un calcio d’angolo. Mertens ha appena calciato una sassata respinta dal portiere, io sono stato frenato sulla ribattuta. Non faccio in tempo a riordinare i pensieri nella mia affollatissima mente che parte il traversone. Arriva a grande velocità nei miei paraggi, io salto come sono solito fare: il colpo di testa è una delle mie specialità. La indirizzo all’angolo più lontano: GOAL! Ora posso esplodere, questo goal lo sento mio, è la rete del centravanti che tanto aspettavano da questa parte. Scivolo verso la bandierina, mi rialzo e abbraccio i compagni. Credo di piacere a questo gruppo, José Callejòn in campo già mi tratta da amico. Sì, sono felice. 

L’arbitro fischia la fine. Abbiamo vinto. Certo, non è stato facile: la rimonta del Milan ha spaventato tutti, me compreso. Abbiamo reagito e trionfato, la gente arrivata qua allo stadio lo meritava. Ora sono stanco, voglio riposare e poi pensare alle prossime partite. Credo di aver giocato bene, ma non spetta a me deciderlo. Vogliono già intervistarmi: rispondo in inglese, il tempo per imparare l’italiano – e il dialetto locale – in fondo abbonda. Voglio farlo con calma, magari divertendomi. Ora, però, mi godo questa notte: almeno per le prossime ore i miei nuovi tifosi potranno distrarsi dalle voci di mercato. Ora sono sicuro: mi perdoneranno anche una traversa all’ultimo minuto sull’1-1. Sono pronto. E sì, sono felice.

Vittorio Perrone
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Articolo modificato 28 Ago 2016 - 23:53

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Vittorio Perrone
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