In una calda domenica pomeriggio di fine agosto la suggestione Cavani torna a scuotere la piazza partenopea. A distanza di poco meno di quarantotto ore dalla famosa notte all’hotel Vesuvio e la presunta presenza – poi dimostratasi una bufala – dell’uruguaiano nel capoluogo campano, Aurelio De Laurentiis sorprende tutti con un comunicato anomalo sulla vicenda. Non l’unico a creare confusione e spunti in questa tribolata estate di mercato, ma il primo a parlare di una trattativa di giocatori di altre squadre (e non di proprietà del Napoli), senza peraltro smentirla in modo palese. Non era accaduto con nessun giocatore, nemmeno con Icardi, il nome più vociferato dopo la cessione di Higuain.
E allora perché pubblicare una simile nota sul sito ufficiale? Proviamo a capirlo insieme. Il titolo su Twitter – “Cavani tornerà? Lo spiego qui”, è degno del migliore click baiter, ma l’intento, ovviamente, è ben diverso. Poi l’esordio con “Io sono un grande estimatore di Edinson Cavani”, messaggio distensivo dopo un rapporto apparso sempre più teso tra i due.
“È difficile riportare nel Napoli un calciatore utilizzato nel passato. Non tanto perché sembrerebbe una minestra riscaldata, ma perché il Napoli evolve di torneo in torneo assumendo diverse e differenti teorie di gioco”, non una vera e propria smentita, quanto un voler mettere in chiaro la complessità dell’affare. Un’affermazione non completamente vera, tra l’altro. L’ultima “minestra riscaldata” è piuttosto recente: Pepe Reina, tornato nel 2015, dopo la parentesi al Bayern Monaco. O addirittura Walter Gargano l’anno prima.
La nuova linea tracciata dalla società, calciatori giovani, ma già pronti, è ribadita dalle parole del presidente azzurro, oltre che dalle scelte sul mercato (Rog, Diawara, Milik, Zielinski). In conclusione l’atto di fiducia nei confronti del neo acquisto polacco e Gabbiadini, quasi a voler escludere ogni possibilità di nuovi arrivi in attacco – che stona un po’ con le dichiarazioni di Sarri sull’ex Samp nel post partita di Napoli-Milan (“La permanenza di Manolo dipende dalla sua volontà”) – e la precisazione sul progetto (“Noi siamo responsabili del futuro della squadra e non dobbiamo fare operazioni a effetto. Non abbiamo bisogno di incantare nessuno. Si è tifosi per fede e non per la scelta dei calciatori”), sembrano allontanare l’ipotesi Cavani, ma non chiudono esplicitamente le porte a scenari imprevedibili.
Un messaggio apparentemente chiaro, che però ha dato vita a contrastanti interpretazioni. Ma perché non credere alle parole di De Laurentiis? L’operazione è al limite dell’impossibilità. A tre giorni dalla fine del calciomercato sembra quasi follia immaginare uno sviluppo simile con i francesi che dovrebbero trovare anche (almeno) un degno sostituto.
Ed il parallelismo con Higuain e le dichiarazioni sul suo arrivo, poi mai avvenuto, a Dimaro non regge. Situazioni completamente diverse: il Pipita era un giocatore del Napoli e su lui c’era una clausola. Nessun potere decisionale da parte della società partenopea davanti ad un’offerta di 90 milioni e all’assenso dell’argentino al trasferimento. Così come quello con il bluff messo in scena per Benitez: De Laurentiis smentì categoricamente la sua presenza a Londra per far firmare il tecnico spagnolo, spostando l’attenzione su Dzeko (allora al City) e la possibile cessione di Cavani al club di Manchester. In quel caso, però, non ci fu nessun comunicato ad hoc, ma semplici dichiarazioni di facciata ad alcune domande della stampa.
Se il presidente azzurro avesse voluto sorprendere tutti con il colpo ad effetto, lo avrebbe fatto e basta, senza troppi giri di parole. Più probabile, invece, una presa di coscienza sulla quasi impossibilità dell’affare e la volontà di non alimentare ulteriormente delle voci pericolose. Perché illudersi fa male, De Laurentiis lo sa. Lui che al sogno Cavani, forse, ci ha creduto eccome.
Andrea Gagliotti
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Articolo modificato 31 Ago 2016 - 14:08