Ok, il prezzo è giusto. O forse no. Inutile, però, rimuginare sulle scelte compiute: il passato non è alterabile e ciò che è compiuto resta. Presente e futuro, nel calcio, sono tutto ciò che contano. Il futuro di Nikola Maksimovic, restando in tema, è finalmente azzurro e parla napoletano. Un pressing dai contorni di una telenovela e un’ingente somma di denaro sborsata per portare all’ombra del Vesuvio questo difensore dal fisico imponente: 193 centimetri che potranno aiutarlo nel gioco aereo, ancora non sfruttato del tutto da Sarri nella sua avventura azzurra.
Si diceva di una spesa non indifferente: una cifra vertiginosa che oscilla sui 25 milioni di euro totali. Diverse scuole di pensiero sono nate in merito all’investimento: troppi, secondo un corposo numero di tifosi e addetti ai lavori. Ragionevoli, sostengono altre frange. Abbastanza, aggiungiamo noi, da rendere Nikola Maksimovic il calciatore serbo più pagato nella storia del calcio. Neppure i cartellini di Lazar Markovic e Nemanja Matic, acquistati a peso d’oro da Liverpool e Chelsea negli ultimi anni, sono costati tanto ai due club inglesi. Un’etichetta che, in patria, mette pressione al buon Nikola. L’investimento fatto dal Napoli è pesante, spropositato per certi versi: inutile negarlo. David Luiz, centrale spesso imputato ma che vanta una maggiore esperienza rispetto a Maksimovic, è tornato al Chelsea per una cifra solo leggermente più elevata: 35 milioni di euro.
Eppure, una lancia in favore di ADL va spezzata. Perché la qualità, in questo mercato strampalato e al limite dell’assurdo, costa. Non è un segreto che i prezzi siano saliti alle stelle e che i difensori centrali di livello scarseggino. Dall’Inghilterra avrebbero fatto follie per Koulibaly, offrendo cifre anche superiori ai 50 milioni. Troppi, per i nostalgici del calcio old-fashion. Giusti, per le nuove norme non scritte. Sarà il tempo a stabilire dove si trovi la verità: la palla – letteralmente – transita tra i piedi di Maksimovic. A lui il compito di convincere: a suon di prestazioni, più che di milioni.
Vittorio Perrone
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