È pur sempre un’amichevole. È pur sempre la prima in panchina del nuovo c.t. Giampiero Ventura. È pur sempre una gara del 1° settembre. Ma l’Italia vista ieri sera contro la Francia ha lasciato tanti, tantissimi dubbi sia sulla qualità dei singoli che del collettivo. Un manto erboso che di certo non ha aiutato il calcio in generale, ma non basta questo a giustificare gli svarioni difensivi e il poco volume di gioco intravisto.
Certo, è facile parlare dopo, ma una domanda sorge spontanea: in questa Italia, Jorginho e Insigne non avrebbero potuto aggiungere proprio nulla?
MA GLI ESTERNI? – In fin dei conti, entrambi vengono da una stagione – quella passata – non di certo da dimenticare, a differenza di qualcun altro visto ieri in campo (ogni riferimento a Eder e De Rossi è del tutto casuale). In fin dei conti, entrambi possono dare sia alternative tattiche al nuovo c.t., sia delle certezze “vecchie”. È vero, Insigne nel 3-5-2 non si esalta, ma nemmeno i presenti in campo ieri sembravano fare faville, escludendo Pellé. C’è da aggiungere che Ventura, nella conferenza di presentazione, parlò degli esterni e del 3-5-2, aggiungendo che tale sistema di gioco penalizza proprio le ali.
Il tempo a disposizione per cambiare era poco – ha poi dichiarato il c.t. durante la conferenza pre Francia -, ma visto che si trattava di un’amichevole, si sarebbe potuto sperimentare. Con tanti esterni in giro (vedi Bernardeschi, Sansone, Berardi, El Sharaawy, oltre a Insigne) si sarebbe potuto fare subito il cambio di sistema: un 4-3-3 ricco di talento e fascino.
CAPITOLO CENTROCAMPO – De Rossi è un veterano, e va bene. Parolo duttile tatticamente, d’accordo. Bonaventura ha la classe e la qualità che tanto mancava, ok. Ma Jorginho? Proprio non ci sta bene in questa Nazionale? L’italo-brasiliano, a differenza di Insigne, può tornare utile anche nell’attuale sistema di gioco, oltre al 4-3-3 futuro. D’altronde, se Pirlo andava bene, perché non Jorginho? De Rossi sarà anche un veterano, ma attualmente (ed è un “attualmente” che non si limita solo alle ultime settimane) non brilla di certo per condizione fisica e mentale. Dobbiamo ricordare la sfida con il Porto?
Una amichevole che poteva servire a sperimentare. E invece si va a caccia del risultato immediato: ci si aggrappa alle certezze per raccogliere la vittoria. E di certo non è un’accusa a Giampiero Ventura, uno che di giovani e di calcio in prospettiva ne mastica da anni. L’attacco è rivolto al sistema calcio italiano, che vive di “vittorie morte”, per dirla alla Sacchi. Si crogiola sul nulla, cadendo sempre più in basso.
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