Napoli e carisma, una relazione tutta da scoprire

Ciak! Si gira. In realtà si è già provato un paio di volte, ma si sa i primissimi tentativi sono sempre un po’ vani. Come uno spettacolo di fuochi d’artificio: i colpi iniziali sono lenti, cadenzati, una sorta di antipasto per accalappiare gli occhi dello spettatore e trascinarli nel vivo dello show. Ecco le prime due giornate agostane di campionato si cibano con il piacere della riscoperta. Sorprendenti, ingannevoli, ma anche dispensatrici di consigli. Basta saper cogliere i messaggi veicolati. Il tutto mentre ancora incombe sul campionato l’ombra del calciomercato. La scadenza fissata al 31 agosto è una nefandezza regolamentare alla quale società e operatori stessi si oppongono unanimi. Ora, a microfoni spenti e conti bancari congelati, il fiato si sposta sui campi. E Il Napoli, malinconico e disincantato, già nel prossimo mese dovrà mostrare come ha digerito questa scorpacciata estiva di giovani promesse.

Malinconico, dicevamo. Almeno così è sembrata la troupe di Sarri negli approcci contro Pescara e Milan. E’ ingiusto chiedere di sopperire nell’immediato, psicologicamente e sul piano prettamente tecnico, ad un uomo da 36 reti a stagione. Non aver strategicamente anticipato un suo possibile addio è forse la più grande pecca del mercato partenopeo. Ma quei soldi, dopo un periodo di assestamento, hanno fruttato un ottimo raccolto. Lì davanti fantasia, spregiudicatezza, senso del gol e anche la giusta dose di concorrenza si sposano alla perfezione. Il centrocampo è probabilmente completo come mai prima d’ora nell’era De Laurentiis, con un gruzzoletto di classe ’90 che garantiscono anche una visione prospettica. Il pacchetto arretrato, infine, ha interpreti all’altezza per ben figurare sia in campionato che in Champions. Dopo una passeggiatina a Lourdes, verosimilmente.

La frenesia del rush finale, i troppi rifiuti incassati e la smania da grande colpo per ammansire la piazza, tuttavia, hanno fatto sfuggire di mano qualche tassello. Il difensore centrale era la priorità, ma con Ghoulam impegnato in Coppa d’Africa, Maggio e Strinic non completamente affidabili, siamo certi che un altro cursore non avrebbe fatto comodo? Un altro aspetto, inoltre, è stato tralasciato. Con la forza economica a disposizione, oltre al valore tecnico dei nuovi acquisti, era indispensabile investire sulla personalità. Perchè è vero che l’annoso problema del Napoli è rappresentato dalla coperta corta. Ma non si può negare che questa squadra è sempre stata povera di carisma. Quello che non si compra al mercato. O forse sì. Higuain stesso non ha mai sopportato l’investitura da leader, quella erroneamente ricercata in Hamsik da ormai 10 anni. Il solo Reina, enorme collante da spogliatoio, non basta. Non basta sui quei campi maledettamente spinosi o nei momenti chiavi della stagione e di una singola partita (vedi black out di inizio secondo tempo appena dieci giorni fa). E’ necessario avere due grossi polmoni e un cuore forte ai quali appigliarsi e chiedere sostegno. Non è lecito attenderselo da Rog, Diawara o Zielinsky, anche se l’età non è mai un affidabile criterio di giudizio. Giaccherini potrebbe dare una mano in tal senso, con l’esperienza internazionale per niente riconosciuta dal valora del cartellino. Poi c’è l’inserto last minute Maksimovic, che in coppia con Tonelli disegnano due bei caratterini. Il confine sottile tra un grande stopper e il marcatore di periferia è proprio nel saper incutere timore senza scavalcare lo steccato dell’agnonismo.

napoli milan milik gol mertens jorginho callejonRovistando in casa qualche speranza la si può coltivare su Mertens, Allan o Raul Albiol. Umori piuttosto mutevoli e forma fisica, tuttavia, incidono troppo sul loro rendimento, almeno per quanto visto fino a maggio. Da qualcun altro, invece, si attenderebbe uno scatto di maturità. Battere cassa davanti al patron in stile “tu non sai chi sono io” è da guappetti di cartone. In campo si dà il 150% a prescindere dall’atmosfera che ti circonda o dalle voci sul tuo conto. Insigne e Koulibaly sanno benissimo che è inutile lottare contro i mulini a vento se non si impara prima ad essere professionisti. Se avete gli attributi lo dimostrate in campo, il premio verrà di conseguenza. Oppure si può decidere di proseguire la propria battaglia personale, trascurando l’interesse collettivo. Restando aggrappati al piedistallo degli inamovibili, dei titolarissimi. Quel piedistallo, prima o poi, cadrà. E c’è il rischio di farsi molto male. Napoli, mai come quest’anno, è senza posto fisso.

Ivan De Vita

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