La maglia del Napoli, per quel che si dica, rappresenta una rivoluzione nel panorama della Serie A, e no, non solo per l’aderenza. La Kombat Skin è stata una precisa richiesta di Sarri, affidata alle minuziose mani della Kappa e sperimentata, nel corso di un anno, dagli stessi giocatori.
Il tessuto della casacca azzurra infatti è quello solito usato nel rugby: il Napoli è la prima squadra a testare questo tipo di divisa, considerata all’unanimità anti-trattenuta. Nello scorso mese di gennaio, a Castel Volturno, fu provata per la prima volta, prima di essere perfezionata nel corso dei mesi, fino al giorno della pr
Volontà di Sarri, dunque: la maglietta si sarebbe dovuta sposare perfettamente con le idee tattiche del tecnico e col suo modo di giocare. Palleggiando, costruendo calcio e spingendo, soprattutto in attacco. La maglia, così come è oggi, rappresenta l’anti-placcaggio, un punto a favore degli azzurri, uno a sfavore per gli avversari: le trattenute sono di fatto rese vane dal tessuto della divisa, l’aderenza ritorna utile soprattutto sui calci piazzati e nei movimenti stretti. A provare la maglia, in anteprima, lo scorso inverno, anche Gonzalo Higuain che, però, non ha fatto in tempo ad usarla per le gare ufficiali dato il suo trasferimento a Torino. Insomma, il lavoro maniacale di Sarri non solo in campo ma anche fuori, in scelte che potrebbero sembrare, a prima vista, di scarsa importanza. La maglia del Napoli, come è oggi, risponde a determinate esigenze e no, nessuna di queste è estetica.
Articolo modificato 10 Set 2016 - 10:34