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La rivincita di Gaetano Fontana, dal passato azzurro ai sorrisi di Castellammare. E Nocera è solo un brutto ricordo…

Dal campo di calcio alla panchina il passo non è così semplice e scontato, ancor più quando hai vestito casacche importanti come quelle del Napoli, Reggina, Fiorentina, Juve Stabia, Catanzaro e Padova. Quando però sei abituato al sacrificio ed al lavoro, alla sana ed orgogliosa gavetta, tutto risulta più semplice ed appassionato, ogni sfida è solo un monito per andare avanti a testa alta, con umiltà e la sana consapevolezza che nessuno regala mai nulla e sei solo contro tutti, artefice del tuo destino.

Ben lo sa Gaetano Fontana, che a centrocampo al “San Paolo” macinava chilometri e dispensava qualità. Piedi buoni e tanto rigore, come quello che ha messo a disposizione dei suoi calciatori quando ha deciso di intraprendere la carriera di allenatore. Non una scelta facile ma le carte in regola per fare bene c’era già davvero tutte a partire dai valori, dalla preparazione e dal temperamento come pochi. Si parte dal Centobuchi,  squadra marchigiana in serie D, per un campionato ostico, maschio che nulla ha a che fare con i fasti di quelli vissuti da giocatore. Ma è bene iniziare con umiltà dai campi più polverosi ma ugualmente ambiziosi, dove si respira l’aria del vero calcio a ridosso con i tifosi, con tante difficoltà e la voglia di rinascere insieme.

Si cambia aria ma si resta in D: precisamente alla Santegidiese, con le prime delusioni ma mai sul campo, perché lì si dà sempre il massimo. Un esonero difficile da digerire e registrare, da secondo in classifica ad un punto da L’Aquila capolista. Ma ci si rimbocca le maniche, trampolino di lancio verso la blasonata Lega Pro. Si vola infatti in casa Nocerina, dal 2013. Una storia fatta di soddisfazioni, vittorie, conferme ed anche delusioni inaspettate, figlie di un calcio che a volte ti tocca di striscio e ti coinvolge inconsapevolmente. Fontana, dopo i noti fatti avvenuti nel derby contro la Salernitana si dimette: sui giocatori e sulla società pendevano delle accuse forti, che hanno portato poi all’esclusione tra i Pro del club. Un legame che è durato ancora, fino alla doccia ghiacciata ed inaspettata: una squalifica di 3 anni e 6 mesi che lo costringe ad uno stop forzato, senza appello, che frena tutto ciò che si è costruito con impegno e dedizione. Ecco che si presenta un bivio: gettare la spugna o ancora una volta procedere spedito, a testa alta, come sempre fatto, con la coscienza pulita.

Il cuore, la testa ed il grande carattere che lo hanno sempre contraddistinto sono gli ingredienti perfetti per un’attesa che al momento è stata ripagata: quindici mesi in meno di squalifica ed una nuova entusiasmante avventura, ancora in Lega Pro, sulla panchina di una Juve Stabia rinnovata e che sogna in grande, per il salto di categoria. In estate la società gialloblù ha infatti lavorato alacremente per consegnare al tecnico uno squadra competitiva, il giusto mix di esperienza e giovani talenti. Il resto lo fanno i caldissimi tifosi delle vespe, che in ogni week end inondano il “Menti” confermandolo un vero e proprio bunker inespugnabile di passione ed ambizione. “E’ l’anno giusto” si sente in città, consapevoli che ci sarà da battagliare contro le due corazzate del girone C, Lecce e Foggia. Ma le vespe sono lì, ad un punto dalla vetta reduci da quattro vittorie consecutive ed un solo ko all’esordio.

Un piccolo miracolo sportivo per chi osserva dall’esterno, una grande e solida realtà per chi conosce bene l’ambiente: un gruppo unico che rema nella stessa direzione e che ha le sembianze di chi lo guida, lo stesso Gaetano Fontana degli esordi in cadetteria e delle prime panchine in serie D. La voglia di riscatto, di sorprendere gli scettici e conquistare qualcosa di importante è sempre la stessa: i fantasmi di Nocera sono ormai solo un brutto ricordo, ora c’è la Juve Stabia a far da padrona nei sogni di un uomo di calcio come pochi, che fa dello sport, del lavoro e dei sacrifici il perno di tante soddisfazioni. Perché, come gli piace ricordare, “fissare degli obiettivi è il primo passo per trasformare l’invisibile nel visibile”. E ci sta riuscendo davvero al meglio.

Alessia Bartiromo
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Articolo modificato 19 Set 2016 - 14:13

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