Il Presidente della SSC Napoli Aurelio De Laurentiis ci ha più volte abituati a toni forti e provocazioni, dalla famosa “fuga” in sella al motorino di qualche anno fa durante la redazione dei calendari di Serie A alla più recente volontà affermata ai microfoni di Sky Sport di volere uno stadio di 20.000 posti. Il patron azzurro infatti aveva dichiarato in diretta televisiva: “Quando lo costruirò lo farò a modo mio. Un teatro con tutte poltrone, sarà un club con ventimila posti. Sono pochi? Vedrete tra tre anni cosa succederà”.
Ciò che dice De Laurentiis sulla diminuzione degli utenti degli stadi corrisponde a verità, la scorsa stagione infatti è stata la peggiore degli ultimi cinque anni per media spettatori (22.078 a partita) ma affermare che i partenopei possano essere contenuti in uno stadio di ventimila posti è solamente una provocazione. Infatti la media spettatori del Napoli è la seconda in Italia con oltre 38mila presenze (il primo posto spetta all’Inter con 45mila unità). Insomma la paventata ipotesi di spostare la casa azzurra dal San Paolo al Collana non sembra molto realistica sia per il numero dei posti disponibili sia soprattutto per carenze strutturali e per la posizione troppo centrale dell’impianto.
Ma le parole del presidente azzurro sul decremento generale delle presenze negli stadi sono realistiche e portano ad una riflessione concreta che le società di calcio dovrebbero fare prima di ritrovarsi ancora più povere di quanto siano se confrontate ad esempio con le “colleghe” inglesi, il tasso di riempimento medio di un impianto è sceso lo scorso anno al 55,12% e gli ascolti in TV della Serie A TIM sono crollati del 6%. Un campionato poco attraente, poco spettacolare e con pochi top players è sicuramente complice di questi numeri ma non si può dimenticare che strutture di basso livello di certo non invogliano gli utenti a recarsi all’interno di esse: bagni fatiscenti, pochi servizi per le famiglie e scarsa visibilità sono condizioni generalmente note ai tifosi italiani.
C’è una soluzione? La Lega Serie B tramite il presidente Abodi in collaborazione col MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) sembra voler sviluppare un lavoro sinergico per risolvere sia l’annoso problema degli stadi vecchi sia rendere più lieve l’esborso economico per i comuni che se ne faranno carico. Le intenzioni di Abodi sono abbastanza chiare come riferisce Calcio & Finanza ovvero “tirar fuori dal perimetro della proprietà pubblica queste infrastrutture”, come farlo? I comuni potranno delegare la gestione della struttura alla SGR (Società Gestione Risparmi) del MEF, la Invimit, e ad un’altra SGR italiana o straniera ottenendo in cambio delle quote azionarie del fondo proporzionate al valore dell’immobile ma rendendo il fondo proprietario effettivo del futuro impianto incluse le capacità commerciali esule dalla semplice partita di calcio (ristoranti, organizzazione eventi etc). In pratica i comuni non dovranno più indebitarsi per ammodernare le strutture ma avranno soci che coadiuveranno l’investimento economico, sempre secondo Calcio & Finanza questa soluzione sembra interessare anche alcune società di Serie A. E il Napoli cosa fa: continuerà questa guerra col Comune o cercheranno insieme con le istituzioni una soluzione attraverso questa strada?