Gabbiadini, il gol, l’esultanza, la rabbia: il Napoli ritrova Manolo, ora pronto ad incidere

Non segnava dalla sfida al Bologna dello scorso aprile, dopo che aveva vissuto una stagione letteralmente all’ombra di Gonzalo Higuain. Il Pipita era squalificato, dopo i fatti di Udine, e Gabbiadini si ritagliava il suo piccolo e modesto spazio, ripagando sì coi gol, ma tornando poi in panchina non appena l’argentino scontò la squalifica di tre giornate. Da allora di acqua sotto ai ponti ne è passata e le cose sono cambiate: un’estate turbolenta, in mezzo, che ha visto lui, l’attaccante bergamasco, al centro di ogni trattativa che vedesse coinvolto il Napoli. Prima l’Everton, poi la Fiorentina, poi altre squadre che sì avranno fatto dei sondaggi ma il Napoli, che ha gestito comunque male la vicenda, si è tenuto stretto l’ex Sampdoria, trovando poi negli scorsi giorni anche l’accordo per il rinnovo di contratto. Contro il Chievo Sarri ci ha visto bene: ha dato fiducia a Gabbiadini, dal primo minuto.

Lo aveva capito, il tecnico, che la mente di Manolo era stata annebbiata per troppo tempo. Di tranquillità nemmeno l’ombra, turbolenze sempre in vista e allora quale miglior modo se non riprendere confidenza con il campo e forse con se stesso, cercando la rete? Poteva forse farlo giocare un po’ di più Sarri, perché Gabbiadini ha cercato il secondo gol con insistenza. quasi maniacale, come se dovesse dimostrare ancora qualcosa ed in fondo è così: non è più un ragazzino e può accollarsi certe responsabilità alla pari degli altri. Questo voleva, fondamentalmente. Non ci è riuscito, gabbiadini

IL GOL E L’ESULTANZA – È geniale la visione di gioco di Callejon che non serve in mezzo, ma va dietro da Gabbiadini: tempo di caricare la mira e puntellare il sinistro, Sorrentino non può nulla sul tocco di rara precisione di Manolo. È gol, il primo. È gioia, incontenibile. La nota più lieta della serata al San Paolo sta tutta in quella esultanza: un grido lungo, a pugni stretti, rabbioso e pieno zeppo di carica. Il pubblico esplode per lui, contento, perché diciamolo, Gabbiadini non se la stava passando bene e la standing ovation al momento della situazione è stato un chiaro segnale in questo senso. L’esultanza, però, dicevamo: un sorriso finalmente, ma non solo. Tanta, tantissima rabbia, vuoi per il momento passato, vuoi perché in campo si deve giocare così: con grinta e mordente, dando tutto, sacrificandosi e poi raccogliendo i frutti di quanto seminato. Era mancato forse questo nelle primissime uscite della stagione, era mancata quella concentrazione necessaria e mai di troppo per fare la differenza. Perché il Napoli ha bisogno di questo Gabbiadini, della sua forza, del suo estro, del suo talento e lui, coccolato fin quando è stato possibile, non è più la giovane promessa, una scommessa su cui puntare. Poteva essere così due anni fa, quando arrivò tra l’entusiasmo generale. Oggi non è più così: oggi Manolo è uomo, calciatore maturo e da tale deve scendere in campo. Per accollarsi il Napoli sulle spalle e fare la differenza. Se ingranerà, come molti credono e tanti altri sperano, per Sarri ci sarà ancora motivo di sorridere. Un’altra arma micidiale nelle sapienti mani del demiurgo di Figline Valdarno.

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