La preparazione atletica delle grandi squadre di Serie A è ormai anno dopo anno più farraginosa, incompleta, legata probabilmente più alla necessità di esporre il brand in giro per il mondo, come il marketing impone. Ed allora sempre più squadre svolgono una preparazione in vari paesi lontani, dagli Stati Uniti, alla Cina, passando per Indonesia o Australia, col rischio di stare più in aereo che in palestra e sul campo d’allenamento.
Non è un caso che tutte le grandi squadre che hanno fatto una tournée in giro per il mondo abbiano poi accusato il colpo sul piano fisico, con infortuni pesanti, talvolta a campionato appena iniziato. L’ultima è stata la Juventus che ha perso sia Rugani che Asamoah. La prognosi è di 45 giorni fuori dal campo, salterebbero quindi la sfida con gli azzurri, nella quale anche la presenza di Benatia è fortemente a rischio.
Azzurri che ormai da anni fanno del duro lavoro estivo a Dimaro un loro punto di forza, dimostrandosi più brillanti delle altre big per condizione atletica. La scelta di non stravolgere il fisico dei giocatori con viaggi estenuanti e deleteri, sembra quindi pagare lì dove serve di più, ovvero sul campo da gioco.
A ”farne le spese” sono quei giocatori il cui minutaggio è molto basso, che si vedono le loro possibilità di giocare ridotte all’osso, avendo davanti nelle gerarchie dei titolari che non accusano problemi fisici. In pratica i problemi che tutti gli allenatori vorrebbero avere: zero infortuni e rosa ampia.
Ieri, per finire, anche un altro importante giocatore si è fermato: Lucas Biglia. Sceso in campo con non pochi problemi fisici, ha dovuto chiedere il cambio dopo soli 10′. Per lui si tratta di una ricaduta su un infortunio al polpaccio che lo tormenta da inizio campionato. Si pensa ad un mese e mezzo di stop, il che lo renderebbe indisponibile per la sfida contro il Napoli del 5 novembre.
I commenti sono chiusi.