“La testa fa la differenza, non c’è fisico che tenga” – traslitterando, si potrebbero riassumere così le parole di Maurizio Sarri che, lucidamente, ha analizzato i perché della sconfitta patita dagli azzurri contro l’Atalanta in una prova incolore ed opaca degli azzurri. Prima sconfitta stagionale, Reina che torna a subire gol in trasferta (due li aveva presi, sì, alla prima a Pescara, teatro di un’altra debacle, n.d.r), tre punti persi e la Juve sempre lì davanti a più quattro.
Mente appannata, si diceva, in quasi tutti i ragazzi di Sarri. Evidentemente le fatiche di Champions, come ampiamente prevedibile per una squadra sì abituata a certi ritmi ma non ancora “esperta”, passateci il termine, in certi frangenti. E la delusione c’è, sarebbe stata una vittoria importante quantomeno per confermarsi sempre più saldamente al secondo posto e mantenere un certo distacco da una concorrenza agguerrita e mai doma. Non è andata così: nella sfida di Bergamo qualche giocata notevole, qualche altra nota dolente e soprattutto tante insufficienze. Quella di Lorenzo Insigne è quella che fa più rumore, decisamente.
UNA PRESTAZIONE INCOLORE – Qualche tocco notevole c’è, ma un sussulto, nulla di più, nulla di meno. Un’ombra in terra lombarda. Sussulto peraltro evanescente, fino al momento della sostituzione. Sempre in affanno, surclassato nel fisico, lo si nota in maniera, purtroppo, palese sul terreno di gioco. L’uno contro uno non riesce mai, la fantasia lascia spazio alla monotonia, alla giocata da fare tanto per e non con la convinzione giusta, soprattutto senza la volontà di incidere realmente. Di certo questo non è l’atteggiamento giusto, non è quello che gli chiede Maurizio Sarri e non è quello di cui lui, in questo momento, ha bisogno. Non ne ha bisogno il Napoli, su tutti, che dal ventiquattro dovrebbe ricevere sostanza e qualità, un’arma in più insomma e non un punto debole come, purtroppo, è successo a Bergamo. Nella speranza che non ricapiti più: perché Insigne deve ritrovare condizione, fisica e psicologica. Forse anche un gol, per aiutarsi. Di certo il momento non è il migliore e anche lui se ne è reso conto. Alla fine viene inghiottito, alla pari dei compagni, dal pressing e dalla aggressività dei bergamaschi che, col senno di poi, meritano la vittoria non per aver manifestato superiorità, ma per aver vinto contro un Napoli per larghi tratti evanescente. Non Napoli, per intenderci.
GLI AFFANNI MENTALI DEL MAGNIFICO – Tralasciando la condizione fisica ed il minutaggio, considerando che Insigne contro il Benfica ha giocato soltanto venti minuti, Insigne deve ritrovare soprattutto condizione mentale. Sì, avere il broncio, seppur non è una cosa scientificamente dimostrata, non aiuta nessuno men che meno lui. Un finire d’estate in cui è scoppiata la grana rinnovo ha influenzato in maniera fin tropp
Articolo modificato 2 Ott 2016 - 18:52