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LAVAGNA TATTICA/ 1vs1 persi in ogni zona di campo e ritmo che rasenta l’apatia: le chiavi della sconfitta

Un Napoli irriconoscibile torna da Bergamo con tanti dubbi e un ritardo dalla Juventus dilatatosi a quattro punti. Una sconfitta che pesa sul morale e sulle certezze degli azzurri; una sconfitta che arriva dopo i tanti complimenti ricevuti dopo la sfida contro il Benfica quasi a ricordare al Napoli che non ci si può mai sedere sugli allori.

Tanti dubbi, dicevamo, a partire dalle possibilità di incidere sul risultato anche quando a supporto della manovra partenopea non c’è un ritmo particolarmente elevato. E, contro l’Atalanta, si è vista una manovra compassata che ha portato, di conseguenza, a un Napoli innocuo e mai pungente. Mancano gli spunti dei singoli che, in certi casi, risolvono partite complicatesi dal risultato e dalle fatiche accumulate. Manca il guizzo del campione. Manca un po’ di personalità, come evidenziato anche in altre analisi.

Dall’altro lato, L’Atalanta di Gasperini che non ha fatto altro che mettere in risalto i problemi principali del Napoli, riuscendo ad ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Tocca a Sarri, ora, riuscire a trovare delle alternative di gioco, perché il rischio che si corre è quello di diventare prevedibili.

PRIMA CHIAVE DECISIVA: GLI 1vs1 PERSI – Una delle caratteristiche delle squadre di Gasperini è sicuramente la capacità nel vincere, molto spesso, i vari duelli 1contro1 che si creano durante le gare. Ogni duello è una battaglia da vincere, da un punto di vista tattico, sì, ma soprattutto da un punto di vista fisico e psicologico. Sia in chiave difensiva che offensiva, i bergamaschi si sono imposti sugli uomini in maglia azzurra in ogni zona di campo. In fase difensiva, gli esterni offensivi del Napoli non riescono mai a creare la superiorità in corsia laterale, mentre centralmente Jorginho viene ingabbiato da Kurtic. Da un punto di vista offensivo, invece, è soprattutto Gomez a creare costantemente problemi alla retroguardia azzurra, con Hysaj che spesso non riesce a contenerlo e – allo stesso tempo – si vede costretto a ridurre di molto le incursioni offensive per non lasciare campo alle sue spalle al folletto argentino.

SECONDA CHIAVE DECISIVA: RITMO COMPASSATO – Manca la velocità di manovra, manca la velocità negli smarcamenti senza palla e, di conseguenza, manca l’incisività in attacco. Gli azzurri non riescono a mettere mai in difficoltà i padroni di casa, sia nel creare la superiorità numerica nelle varie zone di campo, sia nel cercare di trovare – nei vari scivolamenti senza palla degli Orobici – impreparata la retroguardia bergamasca. Il solo Zielinski non basta a creare vuoti tra i reparti nelle sue progressioni palla al piede; serviva maggiore movimento sia degli esterni alti, sia del vertice basso, sia di quello alto. E, invece, Jorginho non è mai stata una fonte di gioco, così come anche Milik. L’attaccante polacco non offre mai linee di passaggio in caso di difficoltà di palleggio in mediana.

Una serie di errori, dunque, dettati forse anche dalla stanchezza di un tour de force iniziato il 10 settembre e finito solo ieri, con sette gare disputate in ventidue giorni. Serve un cambio di rotta da parte di Sarri su quelle che sono le cosiddette “riserve”: bisogna trovare nei vari Diawara, Rog, Giaccherini delle alternative di gioco che possano garantire una maggiore imprevedibilità nell’arco dell’intera stagione.

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Articolo modificato 2 Ott 2016 - 20:31

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