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Koulibaly, Londra e le telefonate dell’amico Antonio: ADL-Chelsea, appuntamento a giugno

London (is) Calling. E questo, per lo meno, lo sapevamo già. Da giugno, per la precisione. Quasi ce n’eravamo dimenticati, trasportati dall’autunno incombente, eppure qualcuno ci ha rinfrescato la memoria in una delle prime giornate ottobrine. Quel qualcuno è Aurelio De Laurentiis, e a chiamare insistentemente dalla capitale britannica è Antonio Conte“L’amico Conte dirà che non è vero, ma ci ha offerto 30, 40, 50 milioni per avere Koulibaly. Poi proprio nelle imminenze della chiusura del mercato, ha alzato l’offerta a 58 milioni“. Parole e musica del presidentissimo del Napoli.

In fondo c’è la sosta, rispolverare un po’ il mercato è lecito in tempi di nazionali. Anche svelare retroscena su quello che sarebbe potuto accadere e che non è accaduto. Per ora. Perché il mercato è mutevole, lunatico e volubile. Cambia bandiera come le persone cambiano la biancheria e risponde (ormai) solo alle logiche del dio danaro. Quindi sì, da Londra continuano a chiamare. E magari da Napoli prima o poi alzeranno la cornetta del telefono: “Per me quest’anno Koulibaly doveva restare in azzurro, poi l’anno prossimo se ne riparlerà”. Le porte per l’amico Conte, allora, restano aperte, se non spalancate. Perché sì, Kalidou ha rinnovato fino al 2021, eppure le sensazioni sul suo futuro non sono poi così rassicuranti. I corteggiamenti di quel dongiovanni miliardario di Abramovich non possono che lusingare il senegalese e la prospettiva di giocare in Premier League affascina ogni calciatore. Se poi i blues dovessero mettere sul piatto un ingaggio faraonico, creerebbero un mix perfetto per instaurare dubbi non di poco conto nella testa di Kalidou.

Ma i tifosi del Napoli possono dormire sonni tranquilli e leggeri: la cessione di Koulibaly non sarebbe un dramma, specialmente per il ritorno economico che finirebbe nelle casse di quell’imprenditore lungimirante (questa qualità bisogna riconoscergliela) che è Aurelio De Laurentiis: 60 milioni e oltre (con la possibilità di arrivare a 70) s’incassano sempre con il sorriso. La politica delle clausole rescissorie serve soprattutto per tutelare il Napoli da eventuali malumori dei calciatori: inutile tenere prigionieri in rosa, meglio accontentare tutte le parti in causa. Per poi cercare, istantaneamente, di far quadrare il cerchio e sopperire all’addio. Di Koulibaly o di chicchessia. 

E se fosse proprio lui a lasciare la base, cosa muterebbe nell’11 azzurro? Ci sarebbe il bisogno di attingere dal mercato? Sì, forse. O forse no. Magari le alternative vestono già la maglia del Napoli. Come Maksimovic, costato circa 30 milioni per un motivo ben preciso. Tipo quello di raccogliere un’eredità abbastanza pesante ma non impossibile: insomma, Koulibaly ha fatto vedere qualità straordinarie nell’anticipo e nelle uscite palla al piede, ha un fisico imperioso che gli permette di ergere una sorta di diga, eppure commette ancora qualche ingenuità. Maksimovic, dal canto suo, ha tutto il tempo di crescere e d’imparare a memoria i dettami tattici e psicologici del calcio di Maurizio Sarri. Il modo di testare questa soluzione non mancherà: a gennaio Kalidou sarà impegnato in Coppa d’Africa. Prove di staffetta?

C’è la sosta. E non ci si deve meravigliare che, dopo oltre un mese, il mercato faccia ancora parlare di sé. D’altronde può rivelarsi anche un bene. Per pianificare quello che sarà con la lungimiranza dei grandi. Il gioco d’anticipo, in fondo, paga sempre.

Vittorio Perrone
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Articolo modificato 5 Ott 2016 - 20:47

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Vittorio Perrone