“La Juve è di un altro pianeta”. Sarri e una pioggia di critiche, ma quando Conte…

L’allenatore e i tempi della comunicazione, dichiarazioni sminuzzate al dettaglio ed un fuoco di fila che è pronto a presentarsi, puntuale. Lo sa bene Maurizio Sarri, che questi colpi è chiamato a fronteggiarli spesso. Ultime in ordine cronologico le dichiarazioni dopo la sconfitta contro l’Atalanta all’Atleti Azzurri d’Italia:” Scudetto? La Juve è di un altro pianeta se fa tante cazzate mostruose ci mette in lotta, se non le fanno no. Questa è l’ultima volta che rispondo ad una domanda sulla Juve”.

Conte

Limpido, rispecchiando quella che al momento è indubbiamente una realtà dei fatti. Inequivocabili. Profondità della rosa e insieme di campioni, difficile fare un appunto ai bianconeri se rapportati al contesto italico. Una macchina da guerra, impreziosita dai colpi Higuain e Pjanic, acquisto con clausola e i due giocatori di maggior classe dei competitor accolti a Vinovo. Sull’altra sponda, quella azzurra, un progetto tecnico intrigante. Tanti giovani talenti ed un manico che sta mietendo estimatori in tutta Europa. Un gioco vibrante che entusiasma e che ha garantito un ruolino di tutto rispetto: secondo posto in classifica, primi a punteggio pieno nel girone di Champions. Certo, porre l’indice contro l’allenatore ex Empoli additandolo di spegnere la carica di gruppo e ambiente è possibile, ma queste appaiono come minuzie, sinceramente. Soprattutto perché la sacralità dello spogliatoio resta un dogma mai smussato in riva al Golfo. Equilibrio nei giudizi, questo sì, sarebbe necessario. Togliere pressioni all’ambiente, ai propri atleti, solitamente rappresenta un pregio unanimamente riconosciuto nei confronti di ogni allenatore. Nei confronti di Sarri no, tutto muta in un richiamo, costante e fastidioso, all’essere provinciali. E questo appare francamente inaccettabile, al netto dei limiti comunicativi, e dallo stesso Sarri mai negati, dell’allenatore partenopeo.

Lecito dunque guardarsi alle spalle: poco meno di un lustro, quattro anni fa. Vigilia della sfida con gli azzurri per la Juventus, in conferenza stampa c’è Antonio Conte in piena rincorsa al Milan di Max Allegri: “Il campionato è in mano loro, solo il Milan lo può perdere. Hanno 11 infortuni ad ogni partita ma hanno formazioni che nessuno ha comunque in Italia; forse ce le avrebbe l’Inter, ma è fuori dai giochi. Però, ripeto, teniamo un occhio aperto, anche se il nostro calendario è più difficile del loro. Ma se dovessero fare harakiri…”. Gergo differente, sostanza identica. Per un gruppo che alla fine sovvertì ogni pronostico riportando il titolo a Torino dopo anni di oblìo. Il divario tra le due contendenti era il medesimo, nessuna differenza con la realtà attuale. Ma l’atteggiamento nei confronti dell’ex cittì della Nazionale fu ben diverso. Nessuno, neanche quando Conte era un tecnico agli esordi in una squadra d’alta classifica, reduce in Serie A esclusivamente da un’esperienza a Bergamo tutt’altro che edificante, osò muovere critiche tanto feroci all’allenatore leccese. Questione di pedrigree, o di conoscenze, chissà. Resta la realtà ineluttabile: due pesi e due misure, per un fuoco di fila incessante. Ma il tempo è galantuomo…

Edoardo Brancaccio

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