A volte si fa troppo presto a parlare e a puntare il dito. Si muovono accuse in maniera troppo frettolosa, magari senza né capo né coda. Altre volte si criticano parole o dichiarazioni o pensieri di una persona abituata ad andare contro quella che dai più viene considerata la “normalità”. Ci riferiamo, tra i tanti, a Maurizio Sarri e al suo pensiero riguardo gli impegni che, con cadenza più o meno regolare, ogni calciatore ha con la Nazionale di appartenenza. Non è un segreto che il tecnico del Napoli, unitamente ad Aurelio De Laurentiis, ha spesso contestato le logiche di un calendario che somiglia più ad un calderone dove si mischiano e concentrano più e più cose. Su questo aspetto, dai più visto come un alibi per giustificare stop, sconfitte o punti persi, Sarri è stato attaccato su più fronti. Ebbene ci sentiamo di dire che, alla luce di quanto successo ad Arek Milik, Maurizio aveva ed ha ragione.
Sia chiaro, questo è un discorso che potrebbe essere esteso a tutti perché un intoppo, per un calciatore professionista, è sempre dietro l’angolo ma appare quantomai evidente che a farne le spese sono sempre le società, dato che i campionati hanno cadenza settimanale e non si fermano mai. Questa volta è toccato al Napoli, ma poteva capitare (ed è capitato) anche ad altri: dalla Juve all’Inter al Milan che, proprio negli scorsi giorni, ha perso Riccardo Montolivo. In questo caso il pezzo da pagare è fin troppo alto: il Napoli perde il suo centravanti, un giocatore di ventidue anni pagato una cifra vicina ai trentacinque milioni di euro. Dunque, un tassello che è parte di quella che si chiama progettualità, programmazione, investimento. Un danno veramente altissimo: l’infortunio sarà in parte risarcito in termini economici (QUI PER APPROFONDIRE) ma non nei fatti, sul campo il Napoli sarà comunque orfano di un pezzo importante. Il tutto poi reso più grave dallo staff medico polacco che ha rispedito in campo un giocatore col legamento crociato totalmente lesionato.
Aveva ragione Maurizio: perché è impensabile inserire altri impegni in un calendario che è già di per sé devastante per un giocatore. Aveva ragione Maurizio, quando diceva che i campionati non devono fermarsi per più di sette giorni e che le Nazionali hanno la loro importanza sì, ma non devono essere un in più gravoso e in questo caso dannoso. Aveva ragione Maurizio quando diceva che lasciava i suoi calciatori in un modo e non era sicuro di come li avrebbe ritrovati poi dopo. Con Milik non ci sono dubbi: zoppicante e con un legamento da ricostruire, con una operazione e la successiva riabilitazione e ci si rivedrà chissà, tra qualche mese. Forse a fine stagione: il tempo di riprendersi e tornare al cento percento, facendo due conti, è veramente tanto. E psicologicamente c’è da considerare più di un fattore. Ricordate Rafael? Uscito rotto contro lo Swansea, poi tornato, totalmente trasformato da quell’esperienza, complice la gravità dell’infortunio e l’età che, vi sembrerà strano, ma ha la sua parte in questa storia.
Aveva ragione Maurizio ed hanno ragione quanti si appellano ad un sistema da rifondare e riorganizzare. Basta con le Nazionali durante i campionati, che si organizzino tournée estive, nei periodi in cui i campionati sono fermi. Nel periodo invernale e natalizio, per fare un esempio. Perché sennò si corre veramente il rischio che, al posto di una distinta, si presenti un vero e proprio bollettino di guerra.
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GENNARO DONNARUMMA