Talvolta la parola fine non è mai realmente la conclusione. Magari la storia continua, porta con sé strascichi che difficilmente possono essere dimenticati. La soap opera con protagonista Higuain appartiene a questa categoria. E’ andata in scena quasi tre mesi fa, al centro di un’estate bollente quanto clamorosamente travagliata. Protagonista Higuain, dicevamo. Coprotagonista, la Juventus. E poi un cast d’eccezione (strano, per una soap) comprendente il Napoli e il fratello-agente di Gonzalo, Nicolas all’anagrafe.
La trama è nota, scontata e banale come lo sarebbe qualsiasi soap/telenovela (con rispetto infinito per la categoria). C’è un tradimento, qualche bugia unita a un pizzico di sotterfugio e una notizia destinata a fare scalpore. Higuain alla Juventus è stato il trasferimento dell’estate, d’altronde 90 milioni non passano inosservati. E non s’incassano neppure in lacrime, azzarderemmo. Quindi sì, buon per tutti. Eppure, parlavamo di strascichi. Rimpianti, magari. Errori, più verosimilmente, che possono servire da monito in ottica futura. Perché il destino di Higuain qualcuno lo conosceva già a marzo, in tempi tutt’altro che sospetti. Nessun potere da veggente, no, semplicemente una dichiarazione dai diretti interessati: Nicolas aveva già anticipato in Primavera a De Laurentiis la volontà di cambiare aria. E a svelare gli altarini è stato il presidentissimo in persona, nella conferenza congiunta con Sarri.
La domanda s’insinua a poco a poco e poi emerge in tutta la sua sincerità: perché non muoversi prima? Giocare d’anticipo paga sempre, la Juventus lo fa ormai da cinque anni e ha dimostrato di saper dominare sul campo e nelle dinamiche che lo travalicano. Il Napoli, invece, ha vissuto un’estate di smarrimento, con una sensazione latente d’improvvisazione costante. L’impressione era che la programmazione fosse andata a farsi benedire. Il Napoli – questa è una certezza – ha sperimentato, nell’attimo immediatamente successivo alla dipartita del Pipita – uno stato di disunione. L’estate è trascorsa tra critiche al mercato (smentite dal campo) e attacchi alla presidenza. Una situazione che, a posteriori, era evitabile. Bastava muoversi prima per un sostituto, magari ancor prima che Higuain dicesse addio.
E, magari, evitando di corteggiare invano Icardi, di sprecare tempo in pourparler con la Fiorentina per Kalinic. Anche perché la permanenza di Gabbiadini è sembrata, almeno sulle prime, una casualità del fato. I risultati, però, hanno stabilito che la ragione appartiene al Napoli. Milik, malgrado l’infortunio, ha strappato conensi e applausi. Quindi il dubbio non s’insinua come attacco ma come critica costruttiva, come monito per il futuro: muoversi in anticipo, talvolta, può risparmiare a un presidente un’estate trascorsa tra mugugni e striscioni di contestazione. E può – soprattutto – aiutare a sbaragliare la concorrenza. Appuntamento alla prossima estate, allora.
Vittorio Perrone
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Articolo modificato 14 Ott 2016 - 21:02