Reina 6: Sui due spunti di Dzeko è impossibile fare appunti all’estremo difensore partenopeo. Lo stesso sul colpo da biliardo di Salah. La Roma non attiva di certo l’arteglieria dalle sue parti, ma quando si propone trova quasi sempre una controparte attiva e reattiva, soprattutto in uscita.
Hysaj 5: Da Gomez a Perotti, cambiano gli addendi ma non il risultato. Apnea assoluta su quella fascia e la lucidità che sfuma minuto dopo minuto. Arranca, passo dopo passo, fino ad essere surclassato. Lo specchio nell’inopinata marcatura su Dzeko in occasione del raddoppio giallorosso, il bosniaco non ha neanche la necessità di staccare tanto il predominio.
Maksimovic 5,5: Anche a Bergamo, nonostante le sofferenze azzurre, non aveva demeritato. Oggi, invece, non brilla della stessa luce, ma solo a folate. Troppo poco. Dzeko diventa una chimera in troppe occasioni e tutto l’equilibrio della linea ne risente. Qualche buon recupero, con la consueta eleganza, ma nulla che riesca a elevare la prestazione del serbo sopra la sufficienza.
Koulibaly 5,5: Parte bene, chiusure puntuali sul tarantolato Salah, per poi crollare. Primi indizi di un pomeriggio da allarme rosso: la leggerezza sull’egiziano che propizia il vantaggio giallorosso è s.vraccapricciante. Distrazione e superficialità in un’unica giocata. Inaccettabile a certi livelli e per un centrale delle sue qualità. Doti che non nasconde in una ripresa sugli scudi: perentorio nel duello con l’ex Basilea, in anticipo e lettura. Poi è proprio il franco-senegalese a suonare la carica con uno stacco perentorio che bacia il palo e s’insacca. Nel finale è però ancora bandiera bianca sul guizzo dell’egiziano.
Ghoulam 6: Gamba e piglio sono i consueti, uno stantuffo infaticabile sull’out mancino. Spinge con continuità e copre di conseguenza. Manca solo l’ultimo step, la giocata propizia a ispirare i compagni ad eccezione dell’ottimo piazzato che trova l’incornata di Koulibaly. Prova anche la gloria personale in un paio d’occasioni, ma la sorte è la medesima. Niente da fare. Fin troppo sbilanciato perde, con Koulibaly, Salah sul tris avversario.
Allan 6: Sulla martoriata catena di destra, fatta praticamente a pezzi dai diretti avversari, è l’unico a salvare almeno la faccia. Tamburella come ai tempi migliori, attacca, chiude e riparte. Spesso è persino tra i più insidiosi negli ultimi venti metri. Ma predica praticamente nel deserto e alla fine viene trascinato, alla lunga, nel nulla più assoluto. Senza, però, mai smettere di lottare. Nota al merito.
Jorginho 5: “Chi l’ha visto?”. Ecco, quando sparacchia a porta praticamente sguarnita il goal del 2-3 trova il momento più alto della sua gara. Giusto per chiarire la portata della prestazione del regista di Imbituba. Dal finale contro il Benfica è praticamente un altro giocatore. Parte benino, coprendo il giusto e provando a innescare il fraseggio, ma issa bandiera bianca troppo presto, fino a scomparire fra le maglie della mediana di Spalletti. Una macanza troppo pesante nei meccanismi del collettivo azzurro.
Hamsik 5,5: Pronti via ed è tra i più propositivi in avanti, così come in mediana, inserimenti e giocate tra le linee. Alcune persino sontuose. Sembra poter essere la sua gara, per lui che con i colori giallorossi ha sempre trovato un feeling più che discreto. Dopo il colpo di Dzeko, però, sparisce progressivamente. Nessuna carica dal capitano, proprio nel momento più complesso. Lecito, necessario, asupicarsi di più.
(Dall’81’ Zielinski s.v.)
Callejon 5: Quando ci prova impatta in più riprese nella linea Maginot avversaria. Ma la sosta di certo non ha consegnato a Sarri il miglior Calleti, sebbene rinfrancato dal ritorno tra i convocati della Roja. Compiti difensivi mai, pienamente, ottemperati, con lo sgusciante Perotti capace di imporre il bello e cattivo tempo sull’out destro azzurro. In avanti, solo tanta confusione, la peggiore uscita stagionale per il sempre prezioso tractor di Motril.
(Dal 77′ El Kaddouri s.v.)
Insigne 6: Due settimane per lavorare al meglio e guadagnare la fiducia del mister. Il folletto azzurro nella prima mezz’ora risponde presente: ritmi importanti, giocate al vetriolo in tutte le vesti. Suggeritore o primo violino è lui la spina nel fianco più appuntita nelle carni della difesa di Spalletti. Manca però l’affondo finale e le giocate del 24 azzurro restano nel limbo. Il suo rendimento cala alla distanza, figlio di una condizione ancora lontana anni luce dai migliori livelli della scorsa stagione.
Gabbiadini 4,5: La prima, grande, occasione, sfumata in un’ora circa caratterizzata dal nulla cosmico. Un buco nero. Qualche sponda, pochi movimenti e mai assecondati. Un corpo estraneo. Che sia il peso delle responsabilità o un problema tattico è ancora, forse, presto per dirlo. Ciò che resta sono i fatti, eloquenti, che mostrano alternative che scalpitano pronte a sottrarre posto e titolarità al classe ’91 di Calcinate. E’ tempo di risalire la china e tirare fuori il carattere. Le doti ci sono, inutile ribadirle, ma se restano nascoste in quel mancino capace di meraviglie è tutto, mestamente, inutile.
(Dal 57′ Mertens 6: Come a Bergamo rabbia e furore ancor prima dell’ingresso in campo. Furia che stavolta ne cagiona un giallo addirittura in fase di riscaldamento. Come a Bergamo non spacca la partita come vorrebbe. Ci prova, questo sì, e finalmente c’è vita lì dove con Gabbiadini si era palesato un vero e proprio buco nero per oltre un ora. Ma niente che riesca ad accendere realmente la miccia. E quando trova una conclusione d’autore, precisa e potente, trova l’intervento superlativo dell’estremo difensore avversario.)
Sarri 5: Prima sconfitta casalinga a Napoli, per la prima volta due sconfitte consecutive in campionato. Il pomeriggio del San Paolo porta in dote due amarissime prime volte di cui il tecnico azzurro avrebbe fatto volentieri a meno. Scontri diretti appannaggio degli avversari, Napoli mai in grado di imporre a dovere il proprio gioco. Della fluidità che ha incantato non c’è traccia, solo meccanicità e incisività lontano dal far male, per davvero, alla retroguardia di Spalletti. Che la gara, da par suo, la prepara con dovizia. Proprio come all’Olimpico nella gara-spareggio della scorsa stagione. Il forfait di Milik non può già essere un’attenuante, non più, con una frenetica stagione da affrontare. C’è da ritrovare il collettivo, l’orchestra che ammalia e stende, allo stesso tempo, gli avversari. Tutto scomparso nel pomeriggio di Bergamo, due settimane fa, senza mostrarsi contro i giallorossi, neanche per qualche istante. Formazione annunciata che non regala i frutti sperati. Poco nerbo, assenza colpevole e costante sulle seconde palle. Poca fiducia a Gabbiadini, pessima prestazione ma tenere una punta sullo 0-2 è pressoché un obbligo. Ancora fuori dai giochi tanti dei nuovi acquisti, rispolverato persino El Kaddouri. C’è da registrare uomini e idee, il campionato è lungo e mercoledì al San Paolo è già tempo di Champions League.
Articolo modificato 15 Ott 2016 - 18:24